Onore e guapparia all’ombra del monte Fuji.
Sono rimasto molto sorpreso quando i ragazzi di Frequenza Critica mi hanno chiesto di partecipare al loro progetto. Sorpreso, ma anche in difficoltà, perché da anni il tempo passato nel magico mondo videoludico si è ridotto, limitato a un alternarsi tra quattro o cinque vecchi titoli. Una ultra comfort zone per “casual” composta da Skyrim, The Sims 3, Crusader Kings/Europa Universalis, Patrician III e XCOM 1/2. Da tempo sono finiti i bei tempi in cui si acquistava un bundle di venti giochi per accaparrarsi solo pinkopallinokawaiextremedeluxe II, installarlo, giocarci solo due minuti, disinstallarlo e fare l’ennesimo dunmer arciere assassino in Oblivion. È ora di essere un bimbo grande e scegliere accuratamente il titolo da acquistare e da giocare, svuotare il backlog scoprendo qualche vecchia perla nascosta tra diversi titoli famosi o meno.
Quest’anno ho scoperto un gioco che mi è piaciuto assai, ma veramente assai; e devo ringraziare i ragazzi di Frequenza Critica per avermelo consigliato dato che di tale gioco, anzi, di tale saga sapevo poco e nulla. Parlo di Yakuza 0 di Sega, titolo uscito nel lontanissimo 2015 su PS3 e arrivato su Pc solo la scorsa estate.
Yakuza 0, ovvero onore e guapparia all’ombra del monte Fuji
Patti chiari e amicizia lunga. Sono un cosiddetto zerobaby, ovvero uno dei tanti che hanno scoperto la saga di Yakuza proprio con lo 0, ignorando i numerosi titoli pubblicati negli anni passati sulle diverse console Sony, alcuni di questi manco arrivati sul mercato occidentale.
Brevemente e banalmente la saga di Yakuza è ambientata nel mondo della criminalità organizzata giapponese. Yakuza 0 è un prequel dei principali titoli ed è ambientato nel 1988, durante l’apogeo economico del Giappone che si imponeva come seconda potenza mondiale: anni di ricchezza, di lusso, di prodotti ad alta tecnologia e di speculazione immobiliare che letteralmente scoppiarono nei primi anni 2000. Questo prequel è un punto di ingresso nella saga per i nuovi giocatori e soprattutto un tentativo di Sega di portare le avventure di questi camorristi nipponici perbene su PC. Tentativo che sembra essere riuscito, perché successivamente sono arrivati anche i due Kiwami (remake dei primi due titoli) e si spera, anzi si sogna, l’arrivo su PC del sesto capitolo, pubblicato tra i due Kiwami con un nuovo motore grafico (Dragon Engine), del recentissimo Judgment e anche delle versioni remastered del terzo, quarto e quinto capitolo annunciati negli scorsi giorni per PS4. In verità vi dico che sogno anche la localizzazione dello spin-off Ishin e anche di quel semiflop che è stato Dead Souls.
You came to the right neighborhood, kyodai
I miei primi momenti su Yakuza 0 non sono stati molto entusiasmanti: se il filmato iniziale, anzi la sigla (priva di Bubble del gruppo Shonan no kaze) mi aveva incuriosito assai, diversa è stata la reazione ai primi due dei diciassette capitoli. Il motore grafico, pur se anzianotto, faceva la sua figura e raramente ho avuto qualche rallentamento, ma mal sopportavo il fatto che diversi dialoghi (missioni secondarie) non fossero doppiati e anzi fossero ridotti a una serie di esclamazioni e grugniti. Nemmeno il tipo di gioco in sé mi convinceva molto: premere un tasto per menare e uno per schivare.
Il giudizio cambia totalmente durante l’ultima sezione del primo capitolo e, soprattutto, durante l’inizio del terzo, che introduce il secondo protagonista. Questo grazie alla colonna sonora e in particolare alle diverse tracce strumentali durante le sezioni concitate, ovvero edifici da scalare a suon di mazzate, e negli scontri contro i diversi boss.
Piccola breve nota: i personaggi di Yakuza 0 sono carismatici e ben caratterizzati, ma la trama non è questo granché; per di più mamma mi ha detto che lo 0 è pure quello riuscito meglio tra i diversi episodi della saga sul piano narrativo. Senza rivelare nulla, a un certo punto la storia si riduce a chi tra i vari personaggi è un passo in avanti rispetto agli altri, un po’ come in una vecchia striscia di Nedroid. Dato che ci siamo, un’altra critica che ho letto è il grande numero di filmati presenti, quasi si trattasse di un film. Oh, personalmente i tanti filmati sono un pregio del gioco, fatti bene e con un carisma che trasuda da tutti i pixel.

Altro punto di forza di Yakuza 0 (e di tutta la serie) è la possibilità di esplorare liberalmente i due quartieri in cui è ambientata la storia e giocare ai numerosi mini-giochi, oltre ovviamente alle diverse e numerose missioni secondarie, ottime per farsi una bella risata grazie alle incredibili situazioni in cui si cacciano i due protagonisti. Per quanto riguarda i mini-giochi c’è di tutto e di più: freccette, biliardo, pesca, karaoke (il plus ultra), lo shogi e il mahjong, i vecchi videogiochi sega come Out Run e Space Harrier. Esplorare, godersi il gioco e pensare di completarlo al 100% è una fatica immane, un qualcosa che forse disorienterà il giocatore che vuole godersi solo la storia o giocare solo un paio di ore ogni tre giorni. Tra le varie attività secondarie sono degni di menzione i due mini-giochi inseriti nella trama e maggiormente approfonditi: la gestione di un’agenzia immobiliare e quella del cabaret. Preferisco la seconda, più simpatica e carina (e anche qui le due tracce strumentali fanno la loro porca figura nipponica), mentre la gestione dell’agenzia immobiliare è composta all’80% dal cercare per la mappa le attività da acquistare.
Seconda piccola nota sono le cinque hostess principali del cabaret, che hanno l’aspetto e la voce di famose pornostar nipponiche: mica la ragazzetta della campagna di Hokkaido in cerca di fortuna a Tokyo che viene circuita dalla Yakuza (quella vera, mica i camorristi nipponici per bene del gioco) per recitare in un pornazzo di bassa qualità in un pessimo love hotel; qui parliamo di personcine come Ai Uehara.
Andiamo un po’ al cuore del gioco: il menare i cattivi che fermano i due protagonisti per la strada urlando un qualcosa di nipponico forse traducibile con l’italico “che cazzo guardi”. I due protagonisti hanno a disposizione quattro stili ben caratterizzati (il quarto si sblocca attraverso il completamento di alcune attività) ed è possibile sbloccare diversi bonus e diverse abilità investendo i soldi del gioco, guadagnati ovviamente menando i cattivi. Più si va avanti e più i combattimenti diventano facili grazie a tutto ciò; giocando a livello difficile non ho mai trovato una sezione troppo impegnativa o frustante.

In poche parole… Il giudizio finale!
È difficilissimo consigliare Yakuza 0. L’ho amato alla follia, ho acquistato Kiwami e appena ci sarà qualche pesante sconto digitale acquisterò anche Kiwami 2 sperando che il mio tostapane riesca a farlo girare. In Yakuza 0 ho trovato personaggi carismatici, l’ottima colonna sonora, umorismo e melodramma nipponico, ma soprattutto un gioco mai difficile, mai frustante. Però, e dico però, il principale punto di forza, cioè l’esplorazione e i numerosi mini-giochi, è anche il principale difetto. Yakuza 0 è un gioco che richiede molta dedizione e molto, molto tempo, e limitandosi solo alla trama ci si perde tante piccole missioni secondarie, tanti piccoli bonus, tante piccole chicche; per di più gli sviluppatori sanno stuzzicare il giocatore e spingerlo a dedicarsi a quelle attività: chissà cosa succede se supero quel punteggio a Outrun, chissà cosa succede se accetto la sfida di quel tizio nel bar nella partita a freccette, chissà cosa succede se colleziono tutte le schede telefoniche? Dopo aver concluso per la prima volta la storia si sbloccano un livello di difficoltà maggiore, una modalità arena dove si affrontano i vari boss sottostando a diverse condizioni, e una modalità free roaming priva della storia principale adatta per completare tutte le missioni secondarie e godersi i mini-giochi. C’è tantissima roba, ma c’è il rischio di non godersela tutta: come scritto in precedenza non esistono sezioni frustanti in Yakuza 0, sezioni che obbligano a “farmare” il personaggio a suon di missioni secondarie o di mini-giochi per sbloccare nuove abilità così da superare le parti più difficili. Per godersi Yakuza 0 (e in un certo senso tutta la saga) bisogna evitare di completare immediatamente la trama, di dedicarsi all’esplorazione e ai diversi mini-giochi. È difficile dedicare tempo e trovare la voglia per l’esplorazione dopo aver completato la trama principale soprattutto se non ci si tiene al 100%.
Forse davvero il troppo storpia.
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