Siamo quasi giunti alla metà di questo Gennaio 2021, eppure non sembra ancora vero che il 2020 sia giunto al termine. E mentre l’intero mondo dell’intrattenimento videoludico rimane focalizzato sulle vicende di CD Project Red e del suo Cyberpunk 2077, il sottoscritto si è preso il suo tempo per gustarsi un regalo di Natale da parte di un amico: un viaggio andata-ritorno nel Giappone feudale in piena epoca Sengoku offerto da Way of the Samurai 3, videogioco di azione/avventura sviluppato da Acquire.
Terzo capitolo della serie nata su PlayStation 2, Way of the Samurai 3 condivide con i predecessori l’incipit che dà inizio alla storia: una volta creato il personaggio decidendone l’aspetto, verremo catapultati nella terra di Amane durante un conflitto tra due clan rivali. Il clan Fujimori ha da poco preso il controllo del paese e ne sfrutta gli abitanti per mantenere il potere e sostenere le proprie forze armate. Il clan Ouka, formato dai resti del clan Sakurai precedentemente al potere, cerca in tutti i modi di contrastare il clan Fujimori e tornare ai fasti di un tempo. Nel mezzo del conflitto si trovano i pacifici abitanti del villaggio Takatane, desiderosi di vivere in tranquillità lontano da ogni ostilità.

Ed è proprio durante questa lotta per il potere che si sviluppa la storia del nostro personaggio: miracolosamente sopravvissuti ad una grande battaglia tra due forze armate, verremo portati al villaggio Takatane da due contadini che passavano di lì per caso per ricevere le necessarie cure. O almeno questo è uno dei possibili esiti dell’incontro: sin dalla prima scena d’intermezzo potremo decidere di estrarre la spada in segno di aperta ostilità nei confronti dei due contadini, i quali fuggiranno terrorizzati lasciandoci feriti sul campo di battaglia. Potremo anche prostrarci in ginocchio e terminare la conversazione in modo del tutto pacifico, liberi di esplorare una qualsiasi delle zone circostanti.
Queste due semplici azioni saranno disponibili durante ogni dialogo o scena d’intermezzo del gioco, lasciandoci totale controllo su come gestire i rapporti con i vari personaggi che incontreremo e su come influenzare gli eventi a cui prenderemo parte. Potremo quindi decidere di unirci a un clan, guadagnarne la fiducia e poi tradirli all’improvviso per passare dalla parte del clan rivale. Potremo ascoltare ciò che hanno da dirci i personaggi oppure ucciderli seduta stante e precluderci determinati eventi a causa della loro dipartita. Potremo addirittura decidere di non avere niente a che fare con gli eventi della storia principale e vagare per Amana ascoltando le richieste d’aiuto dei suoi abitanti gudagnando fama, rispetto e denaro. Oppure trucidarli fino all’ultimo guadagnando infamia e disprezzo.

Le conseguenze delle nostre azioni potrebbero presentarsi quando meno ce l’aspettiamo: uccidere una persona all’inizio del gioco potrebbe causare una vendetta da parte di qualcuno legato a essa anche ben oltre la metà del gioco, così come aiutare chiunque incroci il nostro cammino renderà disponibili diversi aiuti durante tutta la durata della nostra avventura. Ciò scoraggia molto dal ricaricare i precedenti salvataggi per cambiare le decisioni prese, considerata la perdita di tempo e di progresso che comporterebbe. Anzi, il gioco sprona nel portare a termine l’avventura in qualsiasi modo necessario, anche con la propria morte: alla fine di ogni partita infatti ci verrà presentata una schermata che racchiude diverse statistiche. Ogni combattimento, ogni conversazione ed addirittura ogni oggetto consumato verrà giudicato con un dei punti samurai, i quali sommati determineranno gli oggetti sbloccati (quali armi, oggetti e modifiche estetiche) da usare nelle partite successive.
Non manca una certa demenzialità nelle missioni e nei minigiochi a cui potremo prendere parte: potremmo ritrovarci ad aiutare un contadino tagliando le verdure che ci lancerà addosso mentre dovremo schivare anche le pietre finite nel mucchio di ortaggi. Oppure potremmo dover ritrovare della bianchera intima che qualche vecchiatta ha dimenticato in giro o ancora dover recuperare dei ragazzini pestiferi che non esiteranno a tirare calci negli stinchi. Potremo addirittura avere una relazione amorosa con vari personaggi; ogni partner comporta un diverso beneficio, come ad esempio fungere da deposito ambulante o più semplicemente da spada in più durante i combattimenti. Purtroppo la poligamia non è ben accetta dal codice del samurai, per cui la nostra partner sarà pronta a piantarci in asso immediatamente se ci becca a fare i provoloni con altre donne.

Un altro elemento fondamentale del gioco è il combattimento all’arma bianca. Il sistema ideato da Acquire per la serie è rimasto invariato fin dal lontano 2002: si hanno colpi leggeri e pesanti da unire alle quattro direzioni per effettuare delle combo, si possono effettuare attacchi in salto e si possono parare e schivare i colpi degli avversari. A queste si aggiungono alcune tecniche avanzate, come la possibilità di spingere l’avversario facendogli perdere l’equilibrio e rendendolo vulnerabile ai nostri colpi. Quando saremo noi in posizione di difesa, non dovremo fare altro che tirarci indietro quando il nemico attaccherà, azione indicataci da un’apposita icona sulla sua testa. Deflettendo un attacco premendo il tasto di guardia al momento giusto, attiveremo una tecnica chiamata “glimpse of death”: tale attacco equivale a un’uccisione istantanea ed è applicabile a più nemici, seppur solo per un tempo limitato. Gli altri contendenti mostrano una discreta IA, in grado di sfruttare tutte le tecniche sopracitate e darci così filo da torcere anche alla difficoltà più bassa. Ho perso il conto delle volte in cui sono stato sorpreso da un’inaspettata serie di combo alternata a rotture della guardia da parte di nemici a pochi punti vita dalla morte. Ma anche l’IA ha i suoi limiti, come ad esempio il fatto che, anche se teoricamente in gruppo, i nemici combattano sempre uno alla volta.
Per avere ragione dei nemici potremo scegliere tra una discreta varietà di katane e, per la prima volta nella serie, potremo decidere di impugnare una lancia. Ciò che differenzia davvero ogni katana non sono tanto le statistiche come attacco e difesa quanto, e soprattutto, lo stile di combattimento: ogni arma appartiene a una determinata stance, che determina quali attacchi e combo si hanno a disposizione. Tale scelta rende ogni stile più o meno utile a seconda di quale nemico ci troveremo ad affrontare, spronandoci quindi a provare stili differenti e non fossilizzarci su di uno soltanto.
Discorso leggermente diverso per quanto riguarda le tecniche legate agli stili: combo colpi singoli andranno sbloccati combattendo con un determinato stile oppure acquistando apposite pergamente in vendita dai mercanti. Una volta sbloccate, le tecniche verranno salvate sul personaggio in modo da poterne usufruire con armi diverse ma che condividono lo stesso stile. Potremo anche decidere far forgiare al nostro fabbro di fiducia la nostra arma personalizzata stabilendone lo stile, questo ovviamente dopo un lauto pagamento.

Se fin qui il gioco vi sembra abbastanza semplice e chiaro nelle sue peculiarità, vi state sbagliando di grosso. La mancanza di un buon tutorial è un difetto che si fa molto sentire: troppe volte si procederà alla cieca cercando di capire come portare avanti la vicenda principale, salvo poi ritrovarsi puntualmente in uno scontro il cui unico esito sarà la schermata di fine partita. Non aiuta neanche il fatto che la difficoltà normale sia tarata per chi ha già una certa dimestichezza con il gioco, presentando una IA molto più abile e la possibilità di essere attaccati in qualsiasi momento da particolari nemici che appaiono a caso. Gli unici tutorial sono quelli forniti dal dojo per quanto riguarda il combattimento e da un certo personaggio per quanto riguarda ogni altro aspetto del gioco. Mancarli del tutto è purtroppo molto semplice; più e più volte mi sono ritrovato a combattere con i soli attacchi base senza essere a conoscenza della possibilità di schivare lateralmente o del significato delle icone sulla testa dei miei avversari.
Scegliere di giocare alla difficoltà normale non ha fatto altro che aumentare la frustrazione data dai combattimenti, dovuta in parte anche alla telecamera malfunzionante. Combattere in ambienti pieni di oggetti o strutture è davvero un incubo: non poche volte capita di vedere la telecamera balzare da un lato all’altro del personaggio registrando un input verso una direzione diversa da quella voluta, col risultato di far sbagliare mossa al giocatore e portarlo all’inevitabile schermata di caricamento.
Nessuna lode ma alcune critiche alla qualità della conversione da PlayStation 3 a PC: i modelli di personaggi che non siano il protagonista o coloro al centro delle vicende principali sono davvero mediocri. Stessa cosa vale per gli ambienti: un difetto che viene accentuato ancor di più dalla nitidezza del motore grafico ottimizzato per il PC. Niente da segnalare riguardo bug e incompatibilità varie, il gioco gira lisco e senza intoppi. Potrete collegare il vostro pad preferito e giocare in tutta tranquillità, una scelta caldamente consigliata vista la natura e la provenienza del gioco.

Nonostante un impatto iniziale non proprio dei migliori e una difficoltà più alta della media, non ci sono dubbi sulle qualità di Way of the Samurai 3: specialmente negli ultimi tempi, poter effettivamente influenzare qualsiasi evento, grande o piccolo che sia, con le proprie azioni (o con la loro stessa mancanza) e viverne le conseguenze è una possibilità che ben pochi titoli sanno dare. Soprattutto quelli odierni…
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