Tetris Effect non ha solo una bella copertina

Rimasi colpito e affascinato dal trailer di presentazione di Tetris Effect, diffuso da Sony in occasione dell’E3 2018. Come preambolo essenziale, credo sia giusto mostrare il video in questione nella speranza che possa sortire in qualcun altro le stesse sensazioni che ha dato a me.

EVERY PASSING DAY…

L’esecuzione del trailer è perfetta: una introduzione graduale per impostare l’atmosfera del gioco, un breve voice over a spiegare il cosiddetto effetto Tetris e come lo storico titolo abbia spianato la strada ad alcuni importanti studi in merito al rapporto tra medicina e videogiochi, poi la musica e i colori esplodono. Mentre alcune forme familiari si fanno spazio a schermo, assistiamo ai vari scenari che fanno da sfondo ai livelli, fino a svelare un campo di Tetris ritmato con la musica che esplode nel logo di questa iterazione prodotta da Tetsuya Mizuguchi, autore già famoso per Rez e altre produzioni a tema psichedelico-musicale. La Enhance Games propone la sua versione di Tetris con un twist quasi filosofico, e lo fa con dannatamente tanto stile.

Il gioco è fondamentalmente una buona versione di Tetris con quelle che ormai sono regole considerate fondamentali per distinguere un cattivo adattamento — o uno non ufficiale — con uno in linea con la serie Tetris: The Grand Master, a oggi ancora considerati lo standard per il Tetris di alto livello. Sono presenti gli Spin per incastrare i pezzi delle rispettive forme in punti inaccessibili se fatti semplicemente scendere, il Lock Delay (cioè la possibilità di spostare i pezzi che hanno già raggiunto il fondo del campo) è praticamente obbligatorio per le velocità superiori, il ritmo può aumentare anche a livelli superumani ed è possibile mettere da parte un pezzo da riutilizzare successivamente, oltre che caratteristiche ormai considerate standard come la discesa velocizzata o istantanea dei pezzi. Inoltre, il generatore pseudocasuale si assicura di mettere a disposizione del giocatore una gamma bilanciata di pezzi, in modo tale da non causare situazioni del tipo “ho DAVVERO bisogno di un pezzo a I, ma non arriva da secoli”. Sembra una fesseria ai più, ma la generazione non completamente casuale permette di prevedere entro certi limiti che tipo di pezzi ci verranno proposti, e di conseguenza dà la possibilità di programmare le prossime mosse. Insomma, Tetris Effect fa tutto quello che deve fare per accontentare non solo i giocatori occasionali — che troveranno delle modalità di gioco extra senza possibilità di game over — , ma anche i professionisti di Tetris 99 abituati a operare sotto grande pressione a folli velocità. La novità esclusiva per questo titolo è rappresentata dalla “Zona”, che consente di bloccare la discesa dei blocchi per un tempo limitato, da sfruttare per respirare durante alcune sezioni impegnative o per riordinare un attimo le idee e svuotare il campo. Mentre la Zona è attiva, tutte le linee completate passano in fondo allo schermo e vengono eliminate contemporaneamente per ottenere una cascata di punti proporzionale al numero di linee.

Tetris Effect
Acqua, aria, terra e fuoco sono alcuni dei temi proposti, in mezzo a quelli un po’ più originali.

La campagna, che rappresenta la modalità principale di Tetris Effect, consiste in una trentina di livelli in cui l’unico obiettivo è raggiungere il numero prefissato di linee rimosse, variabile esclusivamente tramite i tre livelli di difficoltà disponibili, che vanno a cambiare anche il range di velocità permesso dallo schema di turno. Ogni livello ha il suo tema audiovisivo, che siano meduse galleggianti in un oceano di blu mentre sonorità ambient riempiono le orecchie o un jazz suonato a ritmo di pezzi che cadono nel sotterraneo di qualche locale di Manhattan. Da questo punto di vista, i temi offerti permettono alla campagna di strutturare una sorta di “viaggio metaforico”, dove ogni giocatore dà la sua interpretazione agli effetti grafici a schermo che fanno da corredo al campo da gioco, rigorosamente in posizione centrale sullo schermo.

Per inciso, è possibile zoomare e inclinare la telecamera, nel caso vogliate avvicinare il campo da gioco per escludere la grafica circostante, ma consiglio sempre di zoomare giusto un pochettino per vedere bene il campo di gioco senza escludere del tutto il fondale: il tripudio di luci e colori che caratterizzano ogni fondale è esibito con una cura squisita nei particolari e fa ampio uso delle capacità tecniche di PS4, a maggior ragione se giocato in VR (non ho avuto modo di provarla, ma la sua funzione è puramente quella di rendere più “intensa” l’esperienza audiovisiva). Tetris Effect è un titolo notevole a vedersi e la colonna sonora è un perfetto candidato per un Videogiochi da ascoltare. L’unico appunto reale è che in certi quadri il gioco può risultare un po’ troppo complicato da seguire per via dell’eccessiva presenza degli effetti grafici (che si può ridurre nelle opzioni) o perché i blocchi a volte non sono proprio ben delineati.

Tetris Effect
Non è neanche lontanamente il numero massimo di cose che escono a schermo.

Sfortunatamente, i livelli si differenziano solo da un punto di vista estetico: l’unica variazione al gameplay è il modificarsi della velocità in base al numero di linee completate. L’effetto è spesso esaltante, in quanto al crescere della musica cresce anche il ritmo di gioco, e ritrovarsi col drop istantaneo senza preavviso a poche linee dal completamento del livello rende certe sezioni al cardiopalmo. Non avrei mai pensato di dirlo riferito a un Tetris, eppure eccoci qua. Ho usato la parola “sfortunatamente” all’inizio di questo paragrafo non a caso: un Tetris al cardiopalmo meriterebbe una campagna più strutturata e diversificata di quella offerta dal titolo, che alla fine scorre via giusto in un paio d’ore. Peccato che sia così abbozzata, perché offrire una modalità principale più espansa mischiando le carte in tavola più spesso e diversificando obiettivi e modalità avrebbe reso il titolo davvero imperdibile, a maggior ragione se consideriamo il prezzo di lancio di 40 euro.

Tetris Effect
Ammetto che la voglia di comprarmi un PS VR me l’ha fatta venire.

Completata la campagna si sblocca la modalità Teatro, che consente di ammirare gli scenari dei livelli senza alcun tipo di gameplay: bello a vedersi, ma l’interesse passa presto. Ad aiutare a mantenere alta l’attenzione ci pensano le modalità di gioco aggiuntive, che effettivamente propongono qualcosa di nuovo. Alcune sono ordinarie, come Maratona e Classico, altre più movimentate: c’è quella che produce casualmente degli effetti temporanei quasi sempre negativi, c’è quella che fa cadere pezzi a I aggiuntivi tra una mossa e l’altra, schemi puzzle da risolvere con i tetramini proposti e via dicendo. Una simile diversificazione poteva essere implementata direttamente nella campagna stessa, ma purtroppo così non è. Queste modalità restano comunque buone a spronare i giocatori a fare di meglio, sia grazie alla votazione che viene elargita alla fine di ogni variante che tramite le classifiche dei punteggi online.

Tetris Effect
Downtown Jazz è uno dei miei livelli preferiti: quando il pianoforte s’infiamma, i tetramini cadono quasi istantaneamente.

Nonostante la relativa brevità dei contenuti proposti — che per inciso restano comunque nel reame dell’altissima rigiocabilità se puntate al miglioramento costante –, Tetris Effect è un titolo sconvolgente, che pecca solo nel non aver osato abbastanza. Una storia al livello all’estetismo proposto, magari condita con degli spunti di riflessione, avrebbe portato un semplice Tetris a rappresentare un’esperienza più coinvolgente di molte produzioni blasonate; l’approccio scelto è invece quello del lasciare che ogni giocatore segua la sua personale interpretazione filosofica delle immagini a schermo, e di trascinarlo verso un baratro di tetramini e inevitabile effetto Tetris.

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