Siamo tutti Blitzchung, almeno fino al BlizzCon

È trascorso appena un mese dal ban di Chung “Blitzchung” Ng Wai dalle competizioni ufficiali di Hearthstone per aver espresso solidarietà ai manifestanti pro democrazia di Hong Kong. Una situazione riassunta egregiamente dal nostro Marco Accogli in un precedente editoriale, per questo non mi dilungherò molto sul caso di specie. Vi basti sapere che nel frattempo Blizzard Entertainment è parzialmente tornata sui suoi passi, riducendo la sospensione da un anno a sei mesi, e attribuendo a Blitzchung il premio in denaro per la vittoria che gli era stato inizialmente negato. In seguito molti utenti hanno espresso solidarietà nei confronti del giocatore professionista, boicottando i prodotti della Casa di Irvine e arrivando addirittura a richiedere la cancellazione definitiva dei propri account su Battle.net.

La questione ha tenuto banco per tutto il mese di ottobre, diventando per forza di cose l’argomento predominante sulla stampa specializzata e sulle message board di tutto il mondo. Tuttavia, nel weekend appena trascorso è andato in scena quello che con buona probabilità rappresenta l’ultimo atto della faccenda: dall’1 al 3 novembre scorsi, infatti, Blizzard Entertainment ha organizzato il BlizzCon 2019, tradizionale kermesse annuale che funge non solo da punto di incontro per i fan della compagnia, ma anche come momento privilegiato per eventuali annunci di aggiornamenti e nuovi videogiochi. Inutile dire che nei giorni che hanno preceduto l’avvio della manifestazione in molti si sono chiesti se e come Blizzard avrebbe parlato della faccenda Blitzchung, oltre a come avrebbero reagito i fan durante e dopo il BlizzCon.

Blitzchung
Il famoso screenshot tratto dal gruppo “Modern Warfare 2 Boycott”.

Va detto che la risposta di Blizzard c’è stata e non si è fatta attendere. Lo stesso presidente della compagnia J. Allen Brack ha aperto la kermesse con una dichiarazione ufficiale: una serie di parole che sembrano dire tanto ma che in realtà significano poco o nulla. Sebbene da un lato Brack abbia ammesso che la compagnia si è mossa in maniera piuttosto affrettata, dall’altro non ha fatto altro che riempirsi la bocca di termini da gestione della crisi, ribadendo la mission aziendale senza mai affrontare l’elefante nella stanza. Sì, è vero, ha affermato che Blizzard cercherà di pesare meglio le azioni disciplinari d’ora in avanti, ma sono le solite frasi di circostanza che si ripetono quando si vuole mantenere lo status quo.

Se la dichiarazione di apertura di J. Allen Brack avrebbe potuto gettare benzina sul fuoco, perlomeno in situazioni normali, a spegnere definitivamente la polemica ci ha pensato la carrellata di annunci tanto telefonati quanto attesi dai tanti fan della Casa di Irvine. Da Overwatch 2 a Diablo IV, passando per Shadowlands — l’ennesima espansione di World of Warcraft — e infine Hearthstone: Battlegrounds, ossia la risposta di Blizzard Entertainment alla moda del momento, gli auto battler.

Blitzchung
È bastato l’avvento di Lilith per far dimenticare tutto.

La Casa di Irvine è così riuscita a sfruttare tutta l’attenzione negativa accumulata durante le scorse settimane catalizzandola in occasione del BlizzCon 2019 e trasformando l’intera situazione in un PR stunt da manuale, tanto che adesso Blizzard è positivamente sulla cresta dell’onda. I detrattori della compagnia ci sono ancora, badate bene, ma ormai sono stati relegati al ruolo di una piccolissima nota a margine di tutta la vicenda.

Insomma, Blizzard ha dato ai suoi fan esattamente quello che volevano, riducendo al minimo le notizie negative ed esaltando al massimo gli annunci dei suoi prossimi prodotti. Difatti in questi giorni chi parla della Casa di Irvine non lo fa per discutere sulla questione Hong Kong e Blitzchung, bensì di Overwatch 2 e di Diablo IV.

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  • Daniele “Alteridan" Dolce

    Mi piace scrivere di ciò che mi passa per la testa, prevalentemente di videogiochi. Ho una vera e propria passione per la fotografia virtuale.

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