Eccoci al secondo appuntamento con la rubrica dedicata a una cinquina di personaggi videoludici scomparsi troppo precocemente dai nostri schermi. Tale personcina qui presente e pure scrivente non solo analizzerà le cause della scomparsa prematura di questi personaggi e il loro impatto sull’industria videoludica, ma predirà anche un loro eventuale ritorno.
Link per la prima parte.
Bando alle chiacchiere e iniziamo la nostra cinquina, che vede protagonisti: un’agente della Federal Bureau of Investigation; la versione kawaii di Rick Harrison e di Leslie God; un esistente berretto verde che nel tempo libero videoludico fa il mercenario; una delle più grandi pornostar videoludiche del decennio scorso; un prete ed ex giocatore d’azzardo.
Victoria McPherson

Franchise: Still Life.
Ultima apparizione: 2009.
Perché dovrebbe tornare: Una delle migliori avventure grafiche a tema investigativo-poliziesco. Possibile l’abbandono della struttura da avventura classica in favore di quella alla Telltale o di una prima persona focalizzata sulla risoluzione degli enigmi.
Di chi è colpa della sua scomparsa: La morte delle avventure grafiche, il fallimento del modello Telltale, le avventure grafiche utilizzate come demo per sviluppatori novelli. Microdis che preferisce spolpare una mucca chiamata Syberia.
Recap: Erroneamente è diffusa la tesi che il genere delle avventure grafiche sia morto improvvisamente intorno ai primi anni 2000. Ovviamente non è stata una morte improvvisa, ma una lenta agonia durata fino al conclusione del decennio. I titoli di questi ultima biblica generazione erano inferiori in qualità rispetto a quelli della generazione precedente tutta SCUMM o FMV, e proponevano di rivitalizzare il genere attraverso storie interessanti, una maggiore attenzione all’aspetto grafico o qualche nuova meccanica. Titoli come i due Syberia, i tre Runaway e infine una trilogia pubblicata dagli sviluppatori francesi della Microids (diaresi sulla seconda i).
Questa trilogia è composta da Post Mortem, Still Life e Still Life II. Tre titoli collegati tra di loro attraverso il legame di sangue tra Victoria, protagonista di Still Life, e suo nonno Gustav, protagonista di Post Mortem; ma anche attraverso vari rimandi a Post Mortem nel primo Still Life. Questa trilogia è composta da buone avventure grafiche a tema investigativo-poliziesco, tra raccolta di indizi e domande ai sospetti. I due Still Life, e in particolare il secondo, strizzavano l’occhio all’universo dei CSI con l’utilizzo dei mezzi della criminologia forense per la raccolta degli indizi, quindi raggi ultravioletti, pinzette, e zoom su zoom senza mai modificare la risoluzione.

La storia di Victoria McPherson è conclusa: Nì. L’ultimo Still Life è autoconclusivo, visto che il maniaco è catturato grazie alla collaborazione tra Victoria e una seconda protagonista, la giornalista Palome Hernandez. Però CSI è durato milioni di stagioni (non tenendo conto dei vari spin-off), quindi non c’è nessun altro sociopatico da arrestare a Chicago? O a Detroit? O ad Augusta?
Gli zoomer apprezzerebbero il ritorno di Victoria McPherson: Sì. Donna indipendente e intelligente, ma sensibile; suo padre è un poliziotto, problemi (e che problemi!) con l’ex fidanzato. Personaggio stereotipato al massimo, ma che funziona sempre.
Potrebbe tornare: Sì. Microdis è viva e vegeta e possiede i diritti, ma preferisce concentrarsi sullo sfruttamento di Syberia. Sarei molto contento al sentire l’annuncio di Still Life 3, ma anche timoroso dato il buco nell’acqua di Blacksad.

Recette Lemongrass

Franchise: Recettear: An Item Shop’s Tale.
Ultima apparizione: 2007/2010.
Perché dovrebbe tornare: Un’ottima idea da potenziare con nuove meccaniche.
Di chi è colpa della sua scomparsa: Le belle favole kawaii finiscono subito e per ogni yokai di Touhou ci sono tante protagoniste limitate a un solo capitolo delle loro avventure. I ricchi samurai di Nintendo e Sega possono produrre numerose avventure per i loro protagonisti, i poveri ronin devono sperare di sfondare con un doujin game così da diventare servitori fedeli di Segata o di Miyamoto.
Recap: Numerosi giochi prodotti nel paese del Sol Levante non sono mai arrivati in Occidente a causa del duro e costoso scoglio della localizzazione. Senza che frigni sui remake delle numerose visual novel per PC-98 mai arrivati in Occidente, sottolineo che tendenzialmente gli sviluppatori nipponici individuano (non a caso) il mondo anglosassone — e in particolare gli Stati Uniti — come mercato occidentale di riferimento, e successivamente puntano alla frammentata Europa e alla cugina America Latina. Un particolare non da poco, perché negli Stati Uniti orde di weeb si formarono verso la fine degli anni Novanta, al contrario di Europa e America Latina dove esistevano già un decennio prima.
Comunque, di cosa stavo parlando?
Di Recettar!
Titolo prodotto dai nipponici della EasyGameStation, software house specializzata in giochi doujin che azzardò la pubblicazione in Occidente grazie al distributore Carpe Fulgur, quest’ultimo ovviamente dedito alla localizzazione di titoli provenienti dall’amico Nippone. Una scommessa riuscita, perché Recettar divenne un piccolo titolo di culto grazie alla particolare ambientazione e alle simpatiche meccaniche, tra la gestione di un negozio e l’esplorazione dei vari dungeon —meccanica non originale, perché presente anche in tantissimi altri titoli ibridi come i più famosi Princess Maker della Gainax.
La storia di Recette Lemongrass è conclusa: Nì. Recette salva il negozio paterno e c’è una scena caruccia dopo i titoli di coda. La trama di Recettar era nulla, l’ambientazione era abbozzata e composta da tante sagome di cartone kawaii stereotipate, ma un pelato statunitense insegna che non sai mai cosa entrerà da quella porta.
Gli zoomer apprezzerebbero il ritorno di Recette Lemongrass: Dice un antico proverbio elleno-nipponico, una loli kawaii tira più di un carro di buoi.
Potrebbe tornare: No. EasyGameStation ha vinto una scommessa, ma è pur sempre un piccolo gruppo di sviluppatori specializzati in doujin, i quali membri (ipotizzo, eh!) sperano di fare il salto di qualità. Potete trovare in qualche convention nipponica la loro bancarella con il franchise dedicato a Recettar.

John Mullins

Franchise: Soldier of Fortune.
Ultima apparizione: 2007.
Perché dovrebbe tornare: Come altri FPS dei primi anni di questo nuovo millennio, anche Soldier of Fortune meriterebbe un ritorno con sfruttamento delle nuove tecnologie.
Di chi è colpa della sua scomparsa: La naturale evoluzione degli sparatutto e l’incapacità di adattarsi a questi cambiamenti.
Recap: John Mullins è una persona reale, precisamente un anziano berretto verde, consulente per diverse accademie militari e anche per gli sviluppatori di Raven Software, i quali proposero un particolare FPS nel lontano 2000. Un FPS basato sul motore grafico di Quake 2, che non solo puntava a ricreare il mondo spietato dei mercenari — pur concedendosi qualche licenza cinematografica come un antagonista uscito da un film tutto muscoli anni Ottanta — , ma tentava di rivoluzionare le canoniche fondamenta del business videoludico con una manipolazione degli ambienti e dei corpi dei nostri avversari. Soldier of Fortune prometteva e garantiva teste spappolate, arti mozzati e intestini sparsi in giro, gore videoludico da far scandalizzare le mogli di tutti i reverendi australiani e tedeschi. Però, e dico però, al di là del gore, Soldier of Fortune proponeva un buon e frenetico FPS con un ottimo level design e un buona modalità multiplayer. Il secondo capitolo migliorava il tutto e addirittura proponeva una specie di mission generator, ossia un livello generato casualmente; un qualcosa di basilare, ma ben fatto. Presente anche un terzo capitolo, privo del nostro baffuto berretto verde, il canonico train wreck e chiodo sulla bara della serie.
La storia di John Mullins è conclusa: Sì. Il cattivo è sconfitto e John ritorna alla sua base, però anche in questi sensibili anni ‘20 c’è bisogno di mercenari armati di fucile d’assalto, perché non puoi cancellare tutti gli infami mercanti di armi, di droga o di esseri umani dalla tua safe zone con il tuo account Twitter colorato.
Gli zoomer apprezzerebbero il ritorno di John Mullins: No. Ahimè, perché il Mullins videoludico era una sagoma di cartone semimuta armata fino ai denti. Oggi le nuove generazioni vogliono protagonisti complessi e fluidi.
Potrebbe tornare: No. Raven Software esiste ancora, ma tra semi-fallimenti e ridimensionamenti, oggi si limitano a collaborare al sviluppo dei diversi Call of Duty dell’Activision.
Nota personale: Quando ero giovane, bello e puovero ho spolpato per ore la demo di Soldier of Fortune presente un CD di Giochi per il Mio Computer. Erano solo il primo livello e il tutorial, che ho giocato per milioni, anzi bilioni di volte.
Lula

Franchise: Lula.
Ultima apparizione: 2006.
Perché dovrebbe tornare: Occidentali non scimmiottate i nipponici quando create i videogiochi pornoschifografici. Ricordate le vostre origini, ricordatevi di Lula e di Larry.
Di chi è colpa della sua scomparsa: Un atteggiamento immaturo e addirittura moralista nei confronti della sessualità presente nell’industria videoludica occidentale fino al decennio scorso. Il gioco erotico e quello pornografico doveva essere limitato a proporre un seno baldanzoso grazie al motore 3D e battute degne del peggior sequel home-video di American Pie.
Recap: Quando parlai di True Love accennai a come gli sviluppatori occidentali avessero una diversa attitudine all’erotismo e alla pornografia in formato videoludico. Qualche button smashing che premiava il giocatore con qualche spezzone preso dai peggiori pornazzi, oppure giochi idioti fondati sull’idea del capitano Custer stupratore di native americane, o strip poker su strip poker. In questo triste mondo c’erano due personaggi che tentavano di proporre nuovi orizzonti a questo genere a luci rosse: un playboy grassottello e una spogliarellista fallita. Parliamo di quest’ultima, Lula, uscita dalla matita del tedesco Carsten Wieland. Ovviamente questi titoli richiamavano non solo alle strisce a fumetti di illustratori europei e statunitensi, ma anche a una generazione di film sboccati che va dalle avventure di Pipino agli Stiffmeister.
Lula: The Sexy Empire fu pubblicato dai tedeschi della Interactive Strip nel lontano 1997 ed era uno strano gioco, un misto tra un’avventura grafica e un gestionale. Impersoniamo un aspirante produttore del mondo dell’intrattenimento per gli adulti senza un soldo e con i Federali alle calcagna; incontreremo una stripper fallita e insieme a lei costruiremo un impero composto da donne svestite e registi obesi. Un gioco piuttosto originale che lasciava un’ampia libertà al giocatore, che si trovava spesso spaesato e si beccava il game over perché non aveva capito cosa fare. Un approccio al sesso tipico della comicità dei paesi anglosassoni, mai troppo volgare, ma manco troppo sottile.
La storia di Lula è conclusa: Sì. Grazie al cielo! Lula è stata spolpata con giochi da quattro soldi, addirittura un MMPROG e una seconda avventura che puntava su un motore fisico capace di far oscillare seni budinosi.
Gli zoomer apprezzerebbero il ritorno di Lula: Boh. Questa è una bella domanda! Si dovrebbe cambiare qualcosina, mandare la vecchia Lula in pensione e trovarne una nuova coinvolta nel mondo delle cam e di Onlyfans.

Potrebbe tornare: Nì. I diritti erano in mano ai tedeschi di CDV Software, falliti nel 2010, poi sono finiti nelle mani di Lula Online GmbH e utilizzati per lo sviluppo di un MMORPG fallito da un paio di anni. Siamo fortunati che il titolo sia arrivato su GOG e sia giocabile sui sistemi moderni.
Nota personale: Troppi ricordi… non ce la faccio.
Virgil and friends

Franchise: Arcanum: Of Steamworks and Magick Obscura.
Ultima apparizione: 2001.
Perché dovrebbe tornare: Un’ottima ambientazione da sviscerare, diverse idee abbozzate, una quest secondaria che grida ancora vendetta.
Di chi è colpa della sua scomparsa: Il passaggio da una visuale isometrica a una tridimensionale per i giochi di ruolo con conseguente incremento dei costi e delle aspettative.
Recap: La storia della saga di Fallout è stata caratterizata da una guerra interna tra sviluppatori e distributori degna del Gioco del Trono. Prima di Bethesda e Obsidian che si scannano per la questione del voto su Metacritic, ci fu una secessione all’interno del team di Interplay Entertainment al tempo dello sviluppo di Fallout II. Tim Cain, Leonard Boyarsky e Jason Anderson abbandonarno Interplay e fondarono Troika Games, la quale produsse ben tre giochi di ruolo. In ordine inverso di pubblicazione: Vampire: The Masquerade: BloodlinesIl Tempio del Male Elementale e Arcanum.
Arcanum è un gioco di ruolo classico in visuale isometrica, ambientato in un universo steampunk in bilico tra un vetusto medieovo magico e una nuova rivoluzione industriale tutta vapore e industriali malvagi. Gioco di ruolo con tante meccaniche interessanti, ma allo stesso tempo colpevole di un bilanciamento pessimo, che puniva chi sceglieva la strada tecnologica e premiava chi sceglieva quella magica, e strapieno di bug. Nel lontano 200X (non fatemi cercare il numero di Giochi per il Mio Computer a cui fu allegato Arcanum) completai questo gioco sfruttando un bug dell’abilità Persausione creando un armata composta da ben dodici personaggi. Arcanum puntava su una storia abbastanza interessante, ma soprattutto su un’ambientazione ben fatta, la quale meriterebbe di essere ripresa in mano.
La storia di Virgil e degli altri NPC di Arcanum è conclusa: Sì. Storia autoconclusiva, il mondo è salvato, le tue scelte contano, orchetti di tutto il mondo, unitevi!
Gli zoomer apprezzerebbero il ritorno di Virgil: Nì. Pochi sono i giochi steampunk: Fable 2/3, Skyborn, qualche Final Fantasy, sicuramente una mezza dozzina di JRPG, Dragonshard, Thief, Sakura Wars, Dishonored. Ma qualche filologo cappelluto è pronto a puntare il ditino e affermare che tutti questi giochi non sono veri steampunk.
Potrebbe tornare: No. Troika è fallita nel 2005 e i diritti di Arcanum erano in mano al distributore Sierra, che a sua volta è stato acquistato da Activision. Allo stesso tempo Microsoft ha recentemente messo Obsidian e InExile sotto la sua ala, quindi quel trio di nomi citato in precedenza è formalmente riunito. Basti pensare che The Outer Worlds ha visto la partecipazione di Tim Cain e Leonard Boyarsky, quindi 2 su 3.

Nel prossimo episodio: Una poliziotta che vede la gente morta, un Navy SEAL sperduto su uno strano pianeta, tre fratelli per tre mecha, la guerriera del fulmine, piccoli coccodrilli, vampiri, morti viventi, sexy vampire e tanti altri.
Iscriviti alla nostra newsletter
Per aggiornamenti sulla nostra attività e consigli su contenuti di valore.
Niente spam, promesso!