Odio Spelunky 2, ma non riesco a smettere di giocarci

Partiamo con il chiarire una cosa: questa non è una recensione di Spelunky 2. Se volete leggere una cosa scritta bene, con coscienza e soprattutto da qualcuno dotato di un paio di mani funzionanti, vi rimando all’articolo di Lorenzo “Dyni” Sarno apparso sulle nostre pagine una settimana fa; un ottimo scritto, che analizza le differenze fra primo e secondo capitolo e riflette su cos’è un gioco “perfetto”. Il mio articolo, però, è qualcosa di diverso, è un’ode di blasfemie assortite, un inno alla malvagità insita nell’animo umano (quello di Derek Yu, creatore del gioco), una peana in cui a trionfare sono la morte e la testardaggine (entrambe mie). Perché io odio Spelunky 2.

Mi aveva anche avvisato, il buon Dyni. “È molto bello Spelunky 2, però è un gioco pensato per i veterani.” E che diamine vuoi che sia, ho pensato io. A me i giochi difficili mica spaventano, e poi ci giocano tutti, voglio sapere anch’io di che accidenti parlano, voglio anch’io prendere in prestito lo shotgun dei mercanti, voglio anch’io trovare Excalibur e cavalcare i tacchini; insomma, voglio anch’io giocare a Spelunky 2. E allora mi ci sono gettato a capofitto, convinto che insomma, non sarà mica così male, no?

Spelunky 2
“Brom, hai bestemmiato?” “No!” “Hai bestemmiato.” “Ma dici adesso, o prima quando il manufatto mi è caduto nella lava?”

Ed effettivamente l’inizio non è così male, almeno finché ti spiegano i controlli e ti fanno menare pipistrelli disegnati su cartelli immobili. Poi inizia il massacro. Entri in questa caverna, 1–1, ti guardi intorno, salti, c’è un serpente, lo colpisci con la frusta, hahahaha ho trionfato sulle maligne forze che si pongono fra me e il denaro, nulla potrà fermarmi! E per qualche motivo riesci ad andare avanti senza troppi problemi, evidentemente Kalì ti sta guardando con uno sguardo misericordioso (consapevole, forse, delle disgrazie che ti attendono), finché incontri uno strano figuro che ti chiede di portargli tacchini. Sotto di lui c’è un tacchino, lo raccogli e lo porti da lui, non fa nulla, GLIELO TIRI, lui si incazza e ti uccide. La mia prima morte è andata proprio così ed è stata la prima di una lunga serie.

Perché Spelunky 2 non è un gioco che fa le cose gradualmente come può farle un Hades (che tra l’altro nel frattempo è uscito ed è clamoroso, giocatevelo), o meglio: le fa gradualmente, sì, ma parte già da un livello di acredine nei confronti del giocatore che dovrebbe essere sanzionabile dalle Convenzioni di Ginevra. Tiri un sasso addosso a un serpente, quello rimbalza sul muro dietro e ti cade in testa. Un nemico ti colpisce, cadi nell’anfratto fra una trappola dell’orso e il muro e addio mondo crudele. Spacchi un vaso, dentro c’è uno scorpione. L’aiutante tira un teschio a un pipistrello, lo manca, colpisce te e ti fa precipitare in un pozzo di lava. Arrivi per la prima volta nel livello della foresta, te la cavi anche bene perché per una volta sei armed & dangerous, ma ehehehe non l’avevi vista quella tagliola mimetizzata dietro l’erba, eh? Davvero un peccato, proprio un peccato, dispiace tantissimo, però ehi, la prossima volta starai più attento, no?

Spelunky 2
Monty non ti ci mettere anche tu PER CORTESIA

È così, Spelunky 2. Pensi di aver raggiunto un certo livello di familiarità con questo gioco, sei convinto che dopo cento morti (c’è pure l’achievement) riuscirai a superare le caverne indenne. E invece no, perché in ogni momento in Spelunky 2 ci sono diecimila cosa che potrebbero andare storte e che sono lì che aspettano un tuo passo di troppo per farti pentire di tutto. Perché questo gioco punisce di tutto, punisce l’ignoranza (non in senso offensivo, ma proprio nel senso di ignorare quali nefandezze il gioco ha in serbo per te) ma anche la troppa confidenza. Come quando sono arrivato da Olmec, ho pensato “che boss scemo, basta che continuo a muovermi”, solo che mi sono allontanato troppo e quella testa dorata mi ha schiacciato contro un muro. O quando sul dorso della mia cavalcatura sputafiamme, sentendomi ormai creatura superiore in un mondo di mezz’uomini, ho scelto di graziosamente doppiosaltare sopra una pozza di lava. Non mi sono però accorto che tenere la levetta del pad inclinata verso l’alto ha spinto il mio avatar ad abbandonare il suo destriero, costringendomi a guardarlo sprofondare verso un tragico quanto ribollente destino e a ritrovarmi ancora una volta appiedato.

E a volte capitano anche botte di pura sfiga, perché sì, nella quasi totalità dei casi la colpa è (anche) tua che non hai prestato attenzione a qualcosa, ma ogni tanto sono gli astri a cospirare contro di te. Scegli di saltare sopra una pozza di lava, ma in quella un magma man decide di emergere e abbracciarti a mezz’aria, e invece del sopracitato destriero sei tu quello che viene consumato da un’ardente pozza di roccia fusa. Sul serio, in Spelunky 2 ce n’è abbastanza per riempire un intero calendario di bestemmie, e ancora non sarebbe sufficiente, perché in questo gioco ogni singola cosa vuole ucciderti, sassi inclusi. E non ho nemmeno mai nominato le mie molteplici e spesso sfortunate interazioni con i mercanti e le loro sputafuoco.

Spelunky 2
Buondì, buon uomo. Apprezzo molto il suo assortimento di… ehm… ciarpame. Oh, e un boomerang!

Eppure io a Spelunky 2 continuo a giocarci. Come mai, vi chiederete voi a questo punto, se questo gioco ti causa così tanto dolore e sofferenza? Perché non smettere, darsi ad altro, giocare a qualche walking simulator, piuttosto? È puro masochismo, questo? Beh, forse un po’ sì, ma c’è anche dell’altro. Spelunky 2 è un ottimo gioco. Piacevole da vedere, simpatico nello stile grafico, mai uguale a sé stesso e sì, tutto sommato divertente. Perché c’è quel senso di sfida, quella voglia di vedere dove riesco a spingermi oggi, di vedere se riesco a superare Olmec, se questa volta riesco a portarmi dietro uno shotgun (improbabile) o se posso trovare un’utilità alla balestra (no). E poi Spelunky 2 è un gioco facile da prendere in mano, non hai sottosistemi a cui prestare attenzione, premi avvia, entri nella grotta e inizia l’avventura.

Avventure che oltretutto sono rapide, durano una decina di minuti al massimo — sempre dal basso delle mie competenze, beninteso — e quindi quando una finisce male come fai a dire di no a quel tastino “riavvio rapido” che ti riporta immediatamente ad iniziarne un’altra? L’ultima, perché ormai si è fatta una certa ora e avrei anche cose da fare. Però accidenti, stavolta sono morto a 1–2, questa non vale mica, facciamo che l’ultima invece è questa qui che iniza ora. Il tutto compendiato dalle scorciatoie, che sono un ottimo modo di permettere anche ai più senzamani come me di ridurre il numero di tentativi necessari per arrivare ai livelli più avanzati. Non arriverò al True Ending, ma almeno c’è un senso di progressione che va al di là di quello personale.

E quindi, per arrivare al punto: Derek Yu, io odio tantissimo il tuo gioco, ma un po’ anche lo amo.

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  • Marco "Brom" Bortoluzzi

    Vive in mezzo ai monti del Trentino, brontola un sacco, però alla fine non è cattivo, sul serio. Basta che non parliate male di Borderlands in sua presenza.

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