Molti probabilmente non lo avranno neanche mai sentito nominare, ma Bombservice, il piccolo studio brasiliano che ha sviluppato Minoria, ha alle sue spalle ben altri quattro giochi, tutti metroidvania. Di questi ho giocato solo l’ultimo, Momodora: Reverie Under the Moonlight; un gioco che, seppure mostrasse chiaramente di essere un prodotto a basso budget, non era certo privo di charme ed era riuscito a colpirmi positivamente. Pochi anni più tardi, dopo aver abbandonato (forse temporaneamente) l’idea di l’idea di una rivisitazione in 3d di quest’ultimo titolo, Bombservice ha deciso di optare per un suo sequel spirituale: Minoria.
Le somiglianze fra i due titoli sono evidenti sia nella struttura del gameplay, sia nell’ambientazione cupa che vede suore guerriere fare la loro parte per fermare le forze che vogliono ridurre in rovina il mondo, sia nella scelta di avere un cast prevalentemente femminile (qualcuno, usando un’espressione ricercata, potrebbe dire che ‘è pieno di waifu’). Ci sono anche alcune differenze, però. La prima e più evidente è il particolare stile artistico scelto, che si allontana dalla pixel art dei predecessori, preferendo modelli in HD realizzati in cel-shading. E la seconda, e di gran lunga più importante, è che Minoria fatica a convincere.

Partiamo dalle cose semplici: Minoria è un gioco molto corto. Per finirlo, includendo il boss “segreto”, ci ho impiegato 7 ore totali, ma non fatevi ingannare: così come nei precedenti giochi Bombservice, anche in questo titolo sconfiggere i boss senza farsi colpire vi ricompensa con oggetti speciali altrimenti impossibili da ottenere. Ora, io sono una chiavica assoluta, però sono anche una chiavica molto testarda, quindi ho sconfitto tutti i boss (7 in totale) rimanendo bene o male illeso. Ma se andate a leggere in giro, vedrete che gente parecchio più brava di me è riuscita a fare lo stesso in 4–5 ore; decisamente una media non eccellente anche per i titoli Bombservice, che non sono mai stati molto lunghi.
Per quanto riguarda il combattimento, quando riesce a ingranare quello di Minoria è divertente: fra schivate, vari tipi di abilità magiche (gli ‘incensi’) e il fatto di essere sempre a un paio di colpi di distanza da una brutta fine, gli scontri sul filo del rasoio non mancano. Il problema però sono tutti gli altri: molti gruppi di nemici sembrano semplice riempitivo, messi là giusto per assicurarsi ci sia qualcosa da fare mentre giriamo per il castello di Ramezia, senza offrire una vera sfida. Scarsa è anche la loro varietà, sia come modelli (spesso capiterà di ritrovare gli stessi identici nemici, ma con statistiche più alte) che come pattern di attacco. Fanno parzialmente eccezione i boss, ma anche qui siamo ben lontani dai livelli raggiunti da altri esponenti del genere, per non parlare dello stesso Reverie Under the Moonlight.

Una delle cause principali della scarsa durata è ovviamente il mondo di gioco. A essere sincero, fatico quasi a definire Minoria un metroidvania: certo, la struttura del mondo è quella, è possibile andare avanti e indietro a piacimento, ma c’è davvero poco spazio per l’esplorazione e molto poco backtracking, e di conseguenza l’esperienza finisce per essere parecchio lineare. Un peccato, perché a livello di caratterizzazione e di fondali il mondo è molto valido, e poterlo esplorare più a lungo mi avrebbe di sicuro fatto piacere.
Chiaro, non ci sono solo ombre in Minoria. Nonostante i difetti, la formula di gioco è piacevole: quelle ore che ci ho passato non mi sono pesate, e pochi sono stati i momenti di frustrazione. La presenza di svariati incensi, ovvero abilità sia attive che passive, aiuta a rendere più varia l’esperienza, pur restando ben lontani dalla ampia scelta offerta da Bloodstained o da Hollow Knight. E come già accennato, artisticamente Minoria si presenta molto bene sia a livello grafico (pur con qualche riserva sulle animazioni) che musicale: la colonna sonora è certamente uno degli aspetti meglio riusciti.

Minoria non è un brutto gioco. L’avessi giocato qualche anno fa, forse me lo sarei goduto di più. Ma nel frattempo la barra per i metroidvania e per gli action platformer in generale, anche quelli prodotti da studi piccoli, si è alzata. Negli ultimi anni sono usciti titoli come Ori, Hollow Knight, Iconoclasts, Dead Cells, Axiom Verge; tutti titoli diversi uno dall’altro, ma che hanno dimostrato profonda competenza e abilità da parte di chi li ha creati, riuscendo a eccellere in più campi. Anche un titolo che ho trovato francamente non esaltante come Bloodstained: Ritual of the Night ha l’innegabile pregio di offrire una varietà paurosa. In mezzo a titani come questi Momodora: Reverie Under the Moonlight, pur non riuscendo a spiccare, rimane comunque un titolo se non meritorio della prima fila, certo della seconda. Tre anni più tardi, non posso dire lo stesso di Minoria.
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