Marvel’s Guardians of the Galaxy, il gioco che ama i fumetti

Partiamo da una premessa: i Guardiani della Galassia sono uno dei miei team supereroistici preferiti, almeno nella versione fumettistica resa celebre dal lavoro di Dan Abnett e Andy Lanning nella seconda metà degli anni Duemila (non parlatemi di Bendis, però, o peggio di Humphries: potrei diventare violento). La versione cinematografica creata da James Gunn ha alcune significative differenze rispetto a quella sopra citata, da cui pure prende ispirazione: diverse sono, per esempio, le origini dei personaggi, che d’altronde in alcuni casi non sarebbero proprio semplici da spiegare né da digerire; vai te a spiegare in un film da due ore che Drax in realtà era un sassofonista terrestre ucciso da Thanos assieme alla moglie perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato e riportato in vita dal babbo di Thanos sotto forma di Distruttore, entità superumana il cui unico scopo nella vita è quello di eliminare il Titano Pazzo. Ah, e la figlia di Drax sopravvive all’attacco di Thanos e viene portata su Titano dove acquisice poteri psichici incredibili e a un certo punto è coinvolto anche un drago spaziale malvagio, credo?

Insomma, ciò che voglio dire è che anche se la storia di alcuni personaggi è stata semplificata e modificata, questo non è necessariamente un male. Non trovo sia un male nemmeno l’approccio più comico adottato da James Gunn, specie considerato che è generalmente ben eseguito e che non dimentica di lasciare spazio a qualche momento serio di quando in quando. E poi, la versione del Marvel Cinematic Universe ha un indubbio merito rispetto ai fumetti, cioè quello di aver aggiunto una colonna sonora di prim‘ordine alle avventure dei Guardiani. E in tutto questo, dove va ad inserirsi Marvel’s Guardians of the Galaxy, gioco sviluppato da Eidos Montreal per Square Enix?

Marvel's Guardians of the Galaxy Team Rocket
Team Rocket a rapporto. Il Team Green invece è a bordo della Milano.

Il contesto in cui Marvel’s Guardians of the Galaxy arriva sul mercato è un po’ delicato. L’ultimo progetto di Square Enix legato all’universo narrativo della Casa delle Idee, l’ambizioso Marvel’s Avengers, non è decisamente andato incontro al successo sperato: colpa di una formula Game-as-a-service ispirata agli stilemi dei looter shooter alla Destiny che, così come in altri casi, non ha decisamente convinto i giocatori. Neanche il passaggio dell’IP, oltre che dello studio di sviluppo, sotto l’ala di Embracer Studios è servito a risollevare il destino del titolo, che ha ricevuto il suo ultimo aggiornamento proprio pochi giorni fa.

Il gioco dedicato ai Guardiani della Galassia prende una strada diversa: esclusivamente singleplayer e basato profondamente sulla storia e sulle relazioni fra i vari personaggi, al punto che al personaggio protagonista — Peter Quill, meglio noto come Star-Lord — è permesso di compiere scelte durante i dialoghi. Intendiamoci, la storia rimane comunque in larga parte sui binari, se si escludono alcune interazioni minori e l’opinione che gli altri personaggi avranno di noi; ma la presenza di queste scelte riesce comunque a svolgere un ottimo lavoro nel far sentire il giocatore più coinvolto in una storia che arriva a durare circa venti ore.

Peter Quill è anche l’unico personaggio che potremo controllare direttamente, non solo nelle fasi di esplorazione o di relax ma anche in combattimento. Se questo potrà far storcere il naso a qualcuno, in realtà la cosa ha senso anche dal punto di vista narrativo: Star-Lord è infatti il collante che tiene assieme i Guardiani nonché, sebbene anche il resto del cast non sia privo di approfondimenti e di spazi dedicati al loro passato e alle loro mire personali, il vero protagonista della storia. In combattimento, in ogni caso, potremo chiedere l’aiuto dei nostri compagni di squadra, che interverranno tramite abilità speciali legate a un cooldown. I vari Guardiani si specializzano in campi diversi: danno a un bersaglio singolo per Gamora, danno ad area per Rocket, controllo del campo di battaglia per Groot e un misto di tutto il resto per Drax. Star-Lord intanto spara un sacco con le sue pistole e con i poteri elementali che sbloccheranno andando avanti con la storia.

Marvel's Guardians of the Galaxy Dark Dweller
Ovviamente ci sono anche i boss.

Anche se nel concreto funziona meglio di quanto mi aspettassi dai primi trailer di gameplay, il combattimento non è certo il punto forte di Marvel’s Guardians of the Galaxy, anzi, direi tranquillamente che è il suo punto più debole. Funziona tutto sommato bene come riempitivo fra le ben più interessanti sezioni narrative, ma la costante presenza di nemici la cui barra della vita scende molto più lentamente del necessario tende a rendere un po’ monotona l’azione, che si riassume nel continuare a sparare finché le abilità dei nostri compagni di squadra saranno di nuovo disponibili e nell’aspettare che appaiano i prompt necessari per porre fine più rapidamente al combattimento.

Uno dei pregi più grandi di Marvel’s Guardians of the Galaxy è il suo ispirarsi a fumetti e film, riuscendo però a distinguersi da entrambi

Decisamente molto meglio le cose dal punto di vista narrativo. Prendendo ispirazione sia dai fumetti che dal Marvel Cinematic Universe, Eidos Montreal è riuscita a creare un particolare quanto efficace misto che non farà sentire nessuno spaesato: i fan dei fumetti (eccomi qua) si troveranno di fronte numerosi riferimenti alle storie con cui hanno imparato a conoscere i Guardiani, mentre chi li ha scoperti sul grande schermo ritroverà sia i personaggi che la chimica che hanno reso grande la trasposizione di James Gunn. Non c’è però solo citazionismo in Marvel’s Guardians of the Galaxy, che prende spunto da materiale preesistente sfruttandolo per creare la sua storia e la sua mitologia: una storia che, volenti o nolenti, ci porterà a scoprirci salvatori della Galassia (d’altronde è nel nome del gruppo!) ma che include un sacco di momenti personali, di riflessione interiore, di approfondimento delle storie passate sia di Peter Quill che degli altri personaggi. Rocket, dunque, ci parlerà degli esperimenti genetici a cui è stato sottoposto su Mezzomondo, con Drax scopriremo che la religione kathakiana non prevede un equivalente del paradiso per chi viene ucciso ingiustamente come la sua famiglia, e Gamora ci racconterà del difficile rapporto fra lei e Thanos, il padre adottivo che ha finito per tradire.

Marvel's Guardians of the Galaxy Senzalabbra
L’incontro con Senzalabbra è uno dei momenti più assurdi — e fantastici — del gioco.

Una cosa che emerge chiaramente, mano a mano che si avanza in Marvel’s Guardians of the Galaxy, è quanto i membri del team di Eidos Montreal amino genuinamente entrambi gli universi di partenza, e siano riusciti a capire perfettamente cos’è che li rende speciali: non sono solo le battute e le situazioni comiche, che comunque sono sacrosante e ci sono. A rendere speciali queste storie sono le possibilità che ci si aprono di fronte una volta che si lascia Terra-616 e ci si avventura nello spazio Marvel. Le ormai anche troppo familiari strade di New York cedono il passo a Knowhere, bazar intergalattico ai confini dell’universo che si trova all’interno della testa di un Celestiale, sorta di divinità spaziale dai poteri incommensurabili; l’avventura dei Guardiani inizia non a bordo di un Helicarrier ma nella Zona di Quarantena, dove anni addietro i Chitauri alleati di Thanos e le forze della Resistenza si sono affrontati in uno scontro decisivo tanto per le sorti della Galassia quanto per le storie dei nostri protagonisti; e nei nostri viaggi incontreremo regine guerriere, cani telepatici, strambe veggenti e dèi decaduti. 

Marvel’s Guardians of the Galaxy è un viaggio incredibile quanto per forza di cose relativamente limitato nelle incredibili possibilità narrative che albergano nello spazio cosmico. E a queste possibilità il gioco stesso non manca di fare riferimento in continuazione, roba che solo partendo dal titolo di Eidos Montreal potrebbero partire chissà quanti seguiti e spin-off: Richard Rider viene citato più volte, e poi ci sono Yondu e i Ravager, c’è Darkhawk, Dragoluna, c’è la Guerra Galattica lì nel lontano passato, c’è l’Impero Spartoi, i Kree, gli Shiar, insomma: lo studio canadese è riuscito alla perfezione non solo nel compito di ricreare (reinterpretandole a modo loro!) le storie dei personaggi, ma anche a farci capire quanto siano immersi in un universo molto più grande, dove sì ok magari voi avete salvato la galassia da questa minaccia, ma avete idea di quante altre cose succedano là fuori?

Marvel's Guardians of the Galaxy
Visivamente il gioco è uno spettacolo, tanto vario quanto creativo negli ambienti.

E poi vogliamo parlare della musica? Come ho accennato in apertura, questa della passione di Star-Lord per la musica anni ‘70–80 è una cosa che è stata introdotta dal film di James Gunn e che nei fumetti non è presente, ma ci potete giurare che Eidos Montreal ha raccolto il guanto di sfida e ha deciso di dotare il gioco di una colonna sonora che non avesse nulla da invidiare ai film. Il Peter Quill videoludico, in particolare, è un fan del metal e del rock anni ’80–90, e quindi nel suo walkman trovano albergo KISS, Iron Maiden, Motley Crue, Def Leppard, Bonnie Tyler (poteva forse mancare Holding Out for a Hero?), Twisted Sisters e Rick Astley, fra gli altri. Ma non solo: quei pazzoidi di sviluppatori non si sono limitati a scucire i dollaroni per una serie di tracce su licenza iconiche del periodo, ma ci hanno anche messo del loro. Il nome di battaglia di Peter Quill è infatti quello della sua band preferita di quando era giovane (gli Star-Lord, appunto), che nel gioco sono presenti con un album che conta nove tracce per un totale di circa un’ora. E l’album in questione è pure una discreta figata: non ho nessun timore ad ammettere che al di fuori del gioco me lo sarò già sentito almeno cinque o sei volte.

Casomai non si fosse ancora capito, al di là di qualche difetto (il già citato combattimento non brillante, qualche bug talvolta anche piuttosto antipatico qui e lì, certe animazioni leggermente glitchate) Marvel’s Guardians of the Galaxy secondo me è una bomba assoluta, che riesce a centrare in pieno tutte le corde che doveva centrare e che mostra pienamente come gli sviluppatori avessero ben presente cos’è che fa funzionare il materiale di partenza. Brava davvero Eidos Montreal, e speriamo che a dispetto delle vendite non brillanti un giorno arrivi un seguito (oh, mi accontento anche di un gioco su Richard Rider, eh).


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  • Marco "Brom" Bortoluzzi

    Vive in mezzo ai monti del Trentino, brontola un sacco, però alla fine non è cattivo, sul serio. Basta che non parliate male di Borderlands in sua presenza.

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