Fino a qualche giorno fa, stavo pensando di scrivere un articolo un po’ diverso, legato al tema dei remake che abbiamo trattato qualche settimana fa, per parlare delle Enhanced Edition dei Baldur’s Gate (e, volendo, di Icewind Dale, Neverwinter Nights e Planescape: Torment) e di come in realtà di “enhanced” rispetto ai giochi originali abbiano ben poco. Però poi ho deciso di spostarmi su una questione che è comunque correlata ma un po’ più di ampio respiro: il tema è quello della conservazione digitale.
Parto proprio da Baldur’s Gate, storico gioco di ruolo pubblicato per PC nel 1998 e diventato in breve tempo uno dei titoli più acclamati da critica e pubblico, un gioco che ha avuto un grande impatto nel mondo dei videogiochi e ha influenzato numerosi designer nel corso del tempo e, di conseguenza, un gioco che, pur essendo sicuramente invecchiato in taluni aspetti, è importante conoscere e giocare, se si è interessati ai gdr e/o alla storia del medium, in generale.

Purtroppo, però, oggi non è più possibile acquistare l’edizione originale del 1998, ma solo la “Enhanced Edition” di Beamdog — e lo stesso discorso vale anche per le altre remaster della software house — , anche se prima era possibile comprare l’originale su GOG senza alcun problema. “Beh, ma la gente può comunque giocarci, no?” sento già qualcuno sussurrarmi all’orecchio, ed è vero ma in una versione che è comunque diversa, sicuramente più comoda e immediata ma che inserisce anche alcune semplificazioni non necessarie (che per altro sono attivate di default e saranno quindi presenti nella partita di molti nuovi giocatori), oltre a nuovi personaggi (con relative missioni) di qualità decisamente discutibile e nuovi filmati che sostituiscono quelli vecchi, e sono decisamente più brutti degli originali, per altro realizzati con un budget chiaramente molto inferiore. Ancora peggio, il prezzo è di 15,99 €, contro gli 8,99€ che bastavano ad acquistare gli originali su GOG, a cui poi si potevano aggiungere mod (ovviamente gratuite) per abilitare il supporto alle risoluzioni HD e altre migliorie (più o meno le stesse della EE).
Una precisazione, tuttavia, è necessaria: in realtà è ancora possibile giocare gli originali così come erano, e non solo per chi li ha acquistati prima che venissero tolti dalla vendita. Tuttavia, per farlo è necessario comprare sempre la versione Beamdog e soltanto su GOG si riceveranno, oltre alle Enhanced Edition, pure gli originali. Quindi la conservazione digitale per questi storici gdr esiste ancora, ma soltanto su GOG (un negozio che ha uno share minoritario rispetto a un colosso come Steam) e anche lì comunque l’edizione originale non è acquistabile liberamente, creando un ostacolo al recupero di questi vecchi ma importantissimi gdr.
Oggi, queste Enhanced Edition rappresentano senz’altro il modo più comodo per giocare questi vecchi classici, ma sono anche il modo migliore? Nì, perché l’esperienza di gioco, sicuramente più immediata, risulta comunque diversa, a meno di non adottare una serie di accortezze che personalmente consiglierei a chi vuole ottenere un’esperienza il più possibile fedele a quella del 1998 (evitare le nuove aggiunte, tanto per dirne una).

Ho parlato molto di Beamdog e delle sue “Enhanced Edition”, anche perché sono un grandissimo fan di questi giochi (quelli originali, si intende) e ogni volta che ne parlo finisco per dilungarmi un po’, ma a dir la verità il problema coinvolge anche altri remaster e remake (non tutti, alcuni si limitano a migliorare la grafica e alzare la risoluzione mantenendo l’impianto di gioco invariato), che vanno a modificare il prodotto originale e in un certo qual modo a sostituirlo.
Questo di per sé non è un problema, specie se la rivisitazione viene curata dalle stesse persone responsabili degli originali (un po’ più ambiguo il caso di un “reimagining” fatto da un nuovo team, si veda il nuovo Gothic, che infatti nella breve demo mostrata da THQ sembra essersi del tutto snaturato), ma allo stesso modo ritengo sia importante conservare l’originale e renderlo facilmente accessibile, per tutti gli “storici” fra noi che vogliono gettarsi alla scoperta del nostro medium e vederne i classici per come erano al momento dell’uscita. Un esempio positivo in tal senso è Square Enix, che sta per pubblicare il suo atteso remake di FF VII e nel farlo andrà a modificare profondamente il suo vecchio gioco, ma allo stesso tempo ha reso l’originale reperibile in praticamente ogni piattaforma esistente.
Inoltre, il problema della conservazione digitale è anche più sentito per altri classici del passato, che in molti casi non possono semplicemente essere acquistati legalmente in nessun modo, e persino recuperarli operando nel grigio, o anche al di là della legge, non è sempre facilissimo.

Un esempio di ciò sono i due splendidi No One Lives Forever, ottimi sparatutto realizzati da una Monolith ancora libera dall’influenza di Warner Bros, finiti vittime di una situazione ingarbugliata, coi diritti che vengono contesi da più aziende, nessuna delle quali appare in alcun modo interessata a fare qualcosa con l’IP né a risolvere la situazione, ma solo a muovere azioni legali contro chi provasse a riportare in vita il brand e permettere ai fan di comprarlo, come ha tristemente scoperto Nightdive Studios, che comunque non sembra voler demordere e appare ancora intenzionata a portare la serie dove merita di essere: sugli scaffali di GOG e Steam.
Ci sono numerosi altri vecchi classici che sono finiti nello stesso limbo di NOLF, e alcuni ne sono anche fortunatamente usciti come Blade Runner, ma un altro problema è che molti titoli con un po’ di anni alle spalle potrebbero non funzionare più correttamente sui moderni sistemi operativi, sia che abbiate il CD o il DVD, sia che l’abbiate comprato in digitale (magari su Steam, dato che Valve non si cura molto di accertare che i giochi in vendita nella sua piattaforma funzionino come dovrebbero). Che fare in quel caso?
In tutto questo mi sono limitato alla scena PC, dove comunque recuperare una vecchia gloria è più facile, anche magari scaricando patch e fix amatoriali laddove ce ne sia bisogno. Su console invece il problema è ancora più evidente: avevate comprato Red Dead Redemption su PlayStation 3 e volete rigiocarlo sulla vostra PS4? Semplicemente non è possibile, l’unica soluzione è tirar fuori la vostra vecchia console, se l’avete ancora.

Purtroppo è un tema poco sentito da larga parte del pubblico, anche se le cose forse stanno, almeno in parte, cambiando, grazie anche e soprattutto a Microsoft che si sta muovendo ormai da qualche anno in questa direzione con buoni risultati, e che ha annunciato che la sua prossima console avrà piena retrocompatibilità con ogni precedente macchina da gioco distribuita dall’azienda. Mossa che, almeno agli inizi, è nata sicuramente anche per coprire una line-up di Xbox One tutt’altro che eccezionale, ma che rimane un’iniziativa lodevole del colosso americano.
È purtroppo un tema che fa poca presa su larga parte del pubblico, anche se la speranza è che il rinnovato interesse delle nuove console (soprattutto da parte di Microsoft) per la retrocompatibilità possa aiutare a rendere il tema della conservazione digitale dei videogiochi un qualcosa di più sentito, e la speranza è che anche altri big possano seguirne l’esempio e investire di più nel conservare tutti quei grandi classici che hanno fatto la storia del nostro hobby preferito.
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