Il gaming ai tempi del Coronavirus

Siamo tutti bloccati a casa dal Coronavirus: chi spalmato sul divano con lunghe sessioni di Netflix e PS4, chi comunque impegnato col telelavoro, chi passa il tempo tra attività più o meno costruttive e lavoretti in casa, pressoché la stragrande maggioranza del paese è fermo in attesa che passi questa maledetta emergenza e che la vita quotidiana riprenda il suo normale svolgimento. Naturalmente, da bravi nerd, noi videogiocatori non abbiamo perso l’occasione per sfoltire un po’ questo sempre crescente backlog approfittando della quarantena, specialmente in un periodo particolarmente succoso di uscite. Tra Ori and the Will of the Wisps, DOOM Eternal, la demo di Final Fantasy VII Remake e la riedizione di Resident Evil 3 ormai dietro l’angolo, abbiamo da riempire le nostre giornate e in questa sede abbiamo anche discusso di come approcciare un ipotetico anno privo di nuove uscite. Ma forse non troppo ipotetico.

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La versione Switch di The Outer Worlds è stata rimandata a data da destinarsi a causa della chiusura temporanea dello studio.

Dei ritardi nei mesi passati ne abbiamo già parlato, ma al tempo della pubblicazione di quell’articolo non avevo tenuto in conto di quella improbabile eventualità straordinaria che potesse sconvolgere i piani a lungo termine dell’economia mondiale. Puntuale come la legge di Murphy, ecco che si palesa la pandemia del COVID-19, che ha portato mezzo mondo a isolarsi e a cancellare qualsiasi appuntamento futuro in attesa che la situazione possa riprendere il suo normale corso, in praticamente ogni settore. Concerti annullati, prime rinviate, presentazioni, conferenze, convegni, tutto bloccato o rimandato a data da destinarsi per ovvie ragioni di sicurezza medica, limitando il più possibile l’interazione in pubblico delle popolazioni colpite. Se quindi già Hollywood e i colossi delle automobili temono quello che sarà l’immediato futuro per i loro business, anche il settore del gaming ovviamente accuserà il colpo che un’emergenza come questa va a infliggere all’economia dei vari paesi.

Togliamoci subito il pensiero: l’E3 non s’ha da fare, e come quello anche altre fiere e conferenze grosse che dovevano avere luogo nelle settimane passate o nei mesi successivi alla pandemia. Al loro posto le varie case organizzeranno delle presentazioni registrate come già Nintendo fa da tempo con i suoi Treehouse, in modo tale da mantenere comunque vivo l’interesse nelle prossime uscite e nei nuovi titoli che avrebbero dovuto svelare in quegli eventi. Salutiamo il GDC rimandato a questa estate, al PAX East non ci sta andando nessuno, l’Overwatch League se ne torna online, Bandai Namco chiude tutti i suoi eventi, Twitch preferisce evitare i coffee shop olandesi e facciamo un applauso commosso al BAFTA per averci provato. Grazie lo stesso.

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Niente più pompose presentazioni come questa per quest’anno.

Non c’è solo il software, anche l’hardware potrebbe attraversare un momento di difficoltà. Nintendo ha già confermato i problemi di produzione di Switch a causa dello stop di alcune fabbriche per la produzione dei componenti per la console, mentre Microsoft assicura che la produzione e l’uscita di Xbox Series X procede a ritmo regolare e sarà nei negozi questo Natale. Meno rassicuranti le voci di corridoio su Sony, la cui scarsità di informazioni riguardanti PS5 e una davvero deludente conferenza online sulle specifiche tecniche della nuova console (tranquilli che ci torneremo in futuro) sembrano far pensare che forse mancheranno il bersaglio delle feste, rimandando la next-gen al 2021 inoltrato. Cosa che è stata ufficialmente smentita, ma allora fateci vedere almeno la console, diamine. Più tangibili invece i dubbi di natura economica: secondo alcuni analisti il problema principale non sarà produrre i beni di consumo, ma riuscire a venderli in un periodo di grande crisi internazionale, dove l’isolamento forzato potrebbe portare a catastrofiche conseguenze per le tasche e il lavoro di milioni di persone. In altre parole, se stiamo tutti fermi senza lavorare, chi se la piglia una PS5 a 600 euro quando per i primi mesi di vita PS4 continuerà a essere perfettamente utilizzabile?

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Che poi ne parlo come se l’avessi potuta comprare a prescindere dal Coronavirus.

Ci troviamo di fronte a un evento storico, in cui milioni di persone sparse tra decine di paesi si ritrovano immerse nella stessa situazione uniti da una emergenza di livello mondiale: nell’ordine delle cose i videogiochi sono solo una macchietta, ma il danno economico derivato dalle difficoltà di tutti i settori dell’intrattenimento — sia nella produzione che nella vendita — va a contribuire all’effetto domino che colpisce indistintamente tutti quanti. Non parlo solo di giochi rinviati o di conferenze cancellate, ma della possibilità stessa che gli studi di produzione, case discografiche, editori e case sviluppatrici possano dover venire a patti con una situazione economica non più capace di supportare le loro fondamenta, per poi finire al collasso. Un’ipotesi certamente catastrofica e probabilmente delirante, ma se mi aveste detto due mesi fa che oggi mi sarei trovato impossibilitato ad andare a bere un caffè al bar vi avrei preso io per catastrofisti.

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