La concorrenza è sempre positiva per i consumatori. Siamo ormai abituati a sentire questa affermazione in tutti i settori economici, quasi fosse una legge divina più che un semplice principio economico. Ma le cose non sono mai così semplici per almeno due ragioni. La prima è che questa idea può in linea teorica funzionare in un mercato perfetto, dove tutto va come dovrebbe andare. Sapete una cosa? Questo mercato esiste solo nelle menti degli economisti. La seconda ragione è che non esiste un concetto univoco di concorrenza, per cui affermazioni di natura generale come questa lasciano il tempo che trovano. In ogni caso non è mia intenzione disquisire di teorie economiche, è un tema che non amo particolarmente e, soprattutto, di cui ho conoscenze abbastanza limitate. Vorrei invece fare un po’ il punto su un tema strettamente collegato che ha infiammato i social e la stampa specializzata durante l’anno passato e in questo inizio di 2020: Epic Games Store. Sì, perché a quanto pare il negozio di Tim Sweeney e soci sta facendo più male che bene al mondo PC, riducendo le spese nel mercato di quella che è la mia piattaforma di riferimento.

Mi riferisco in particolare a un recente tweet di Mat Piscatella, celebre analista specializzato in videogiochi. Quello che è successo è che l’arrivo di EGS non si è semplicemente ritagliato una fetta della torta preesistente, ma ha fatto rimpicciolire la torta stessa. In parole povere: parecchi giocatori PC hanno preferito comprare giochi su altre piattaforme. Il tutto in un momento in cui il mercato videoludico nel suo complesso sembra tutt’altro che in sofferenza.
In sostanza possiamo dire che la concorrenza aggressiva nei confronti di Steam a colpi di esclusive non ha ottenuto i risultati sperati. Il videogiocatore medio a oggi non ha ancora una ragione valida (e razionale) per scegliere il negozio di Epic. Del resto dopo oltre un anno mancano ancora funzioni che dovrebbero essere la base in un negozio online di qualunque tipo, non solo di videogiochi. È mai possibile che ancora non ci sia un carrello o che non siano riusciti a a organizzare decentemente la prima tornata di saldi? Se poi andiamo a cercare funzionalità specifiche del mondo dei videogiochi il quadro che ne risulta riesce a essere ancora più desolante. Persino quel disastro chiamato Stadia ha introdotto gli obiettivi, tanto per dire.
Intanto la roadmap di Epic non sembra suggerire un rapido riempimento di tutte queste lacune. A ciò c’è da aggiungere che le esclusive sono in linea di massima temporali e le loro tempistiche sembra si stiano riducendo sempre di più, fino ad arrivare al solo mese di Red Dead Redemption 2 (che pare abbia fatto il botto una volta arrivato su Steam). Così certi giocatori hanno semplicemente deciso di aspettare, mentre altri hanno preferito puntare sulle console, dove — a parità di prezzo — si hanno molti più servizi a disposizione. Addirittura alcuni hanno deciso di comprare direttamente meno giochi.

Non è finita qui, perché alcune delle esclusive Epic non si sono rivelate tali nei fatti. Mi riferisco in particolare a una serie di titoli di spessore, come The Outer Worlds e Metro Exodus, che sono arrivati anche nel Game Pass PC di Microsoft. Perché spendere 60 euro per comprare un gioco in un negozio così spoglio quando ne posso spendere 4 e ottenere diversi servizi aggiuntivi? Non si tratta neanche di titoli che si prestano particolarmente a una fruizione dilatata nel tempo, per cui sono particolarmente adatti a servizi in abbonamento. Non che il Micosoft Store si possa definire perfetto, ma il paragone resta comunque impietoso.
A essere state dannose non sono state solo le esclusive, ma anche il modo in cui queste sono state portate avanti. “Rubare” i giochi agli altri negozi, pur se solo per un periodo relativamente limitato, come nel caso del già citato Metro e di Shenmue III, non ti attira sicuramente le simpatie di molti dei tuoi potenziali clienti. Il risultato è un considerevole aumento del grado di polarizzazione dell’utenza (con tanto di inevitabile odio gratuito), e questo non può che essere un male per tutti. È senza dubbio vero che quelli che si lamentano di Epic sui forum sono solo una minoranza, ma si tratta anche di un nocciolo duro di giocatori hardcore che probabilmente acquistano con frequenza e supportano spesso e volentieri giochi e sviluppatori capaci di soddisfarli. È un tesoretto che non sottovaluterei. Non basta regalare giochi a valanga per passare automaticamente dalla parte dei “buoni”.

Non tutto è andato male comunque, come dimostrano i due milioni di copie di Borderlands 3, gioco che incredibilmente ha resistito alle infinite controversie che hanno coinvolto Randy Pitchford negli ultimi anni. Mica bruscolini. In ogni caso sono solo briciole rispetto alle oltre 11 milioni di copie che il secondo episodio è riuscito a piazzare su Steam (anche se in un tempo molto più lungo). Immagino che invece 4A Games e il suo publisher Deep Silver siano decisamente meno soddisfatti del risultato del loro sparatutto post-apocalittico: meno di un milione di copie sembra davvero poco per una saga che ha sempre avuto il PC come piattaforma di riferimento. Immagino che sapremo quanto è stato grosso l’errore tra appena un paio di settimane, quando finirà il periodo di esclusività. Stendiamo poi un velo pietoso sulle vendite di Control, una produzione che comunque per sua natura sembrava destinata a risultati non esaltanti a prescindere dal negozio.
Insomma, dopo oltre un anno non sembra che il piano per rompere il semi-monopolio di Steam stia andando esattamente come previsto; certo, si parla di 680 milioni di dollari di introiti e i 108 milioni di utenti, ma sono numeri viziati in maniera considerevole da Fortnite e dai numerosi giochi regalati (ben 73 nel 2019). Dal canto suo la piattaforma di Valve non si è particolarmente scomposta, ma non è sicuramente un caso che proprio durante l’anno scorso due giganti come Electronic Arts e Microsoft siano tornati a vendere nel negozio del buon Gabe Newell.
Personalmente non mi provoca alcun fastidio l’arrivo di un nuovo negozio nel mercato PC; nonostante abbia una preferenza nei confronti di Steam, possiedo giochi su praticamente tutte le altre piattaforme, che non mi sognerei mai di boicottare a priori. Quell’effetto confusione di cui si parla nel tweet citato all’inizio è per me totalmente inesistente, e penso che in generale sia meno importante di quanto si pensi. Epic dovrebbe investire tempo e denaro per rendere la sua piattaforma appetibile in maniera permanente, invece di ricorrere a esclusive che lasciano il tempo che trovano e che non fanno altro che alimentare l’antipatia nei suoi confronti. Se proprio esclusive devono essere, che almeno utilizzi i soldi di Fortnite e EGS per diventare un vero e proprio publisher. In quel caso penso che molta meno gente avrebbe da ridire, quanto meno nel lungo periodo.

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