Deus Ex: sette citazioni per sette finali

Il ventisei giugno del lontanissimo 2000 la Eidos Interactive pubblicò Deus Ex, un titolo che tentava di coniugare elementi propri dei giochi di ruolo, come una complessa struttura narrativa e una progressione del protagonista attraverso i punti esperienza, alla struttura di uno sparatutto in prima persona. Deus Ex è stato spesso e volentieri indicato come il padre di un nuovo genere, benché esistesse un famoso predecessore: il secondo capitolo di System Shock, pubblicato nel 1999.

Non è mia volontà parlare di Deus Ex e della sua immediata fortuna, basti ricordare come sia entrata nella memoria dei videogiocatori italiani più anziani l’apologia della fu rivista Giochi per il Mio Computer per il voto troppo basso dato alla recensione; voglio invece concentrarmi su un particolare aspetto della sua trama, trattato nella sua accezione letteraria.

Chiunque abbia giocato ai primi due capitoli di Deus Ex, quindi anche il meno fortunato e amato, spesso erroneamente, Invisible War, ricorda che i diversi finali si concludono con una citazione letteraria a pieno schermo. Un qualcosa di simpatico che dava spessore alla trama del gioco insieme a numerosi rimandi letterari e filosofici piazzati in qualche dialogo o in qualche testo. Rimandi mai pretenziosi, se paragonati a una certa attitudine tipica dei titoli recenti e anche del terzo e del quarto capitolo della saga, pieni di sproloqui pseudo-filosofici, che tentano di essere rappresentazioni della società di oggi e si inseriscono o creano gigantesche bolle di sapone d’odor di polemica.

Di questo ne parleremo in seguito, prendendo spunto dalla polemica che ha accompagnato l’annuncio del terzo capitolo di Crusader Kings, ora è tempo di conoscere i rimandi letterari nei finali di Deus Ex. Ovviamente qui ci sono spoiler e non voglio sentire lamentele del tipo, ma allora JC Denton sapeva che il Ministero degli Interni gli aveva teso una trappola?

Deus ex — Helios

Ceiling Helios is watching you masturbate.

Il finale di Helios è sempre stato giudicato quello più cyberpunk, dove JC Denton si fonde con l’intelligenza artificiale Helios trasformandosi in un internet senziente pronto a governare il mondo. Tale finale si chiude con questa frase:

«If there was no God, It would be necessary to invent him»

«Se Dio non esistesse, bisognerebbe inventarlo»

Frase tratta dalla Lettera all’autore del trattato dei tre impostori di Voltaire. Il filosofo francese del Settecento è abbastanza conosciuto non solo per la sua presenza nei programmi scolastici delle scuole medie superiori, ma anche per il fatto che a questo povero illuminista si attribuiscono le più differenti sentenze, tra cui la falsissima e famosissima «Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire». Meno conosciuto è il Trattato dei tre impostori, benché questo libro fosse famosissimo nei secoli scorsi: una lunga critica alle tre religioni abramitiche e l’accusa ai loro tre fondatori (Mosé, Gesù, Maometto) di essere tre impostori. Un trattato giudicato allora come il manifesto dell’ateismo e attribuito a tutti i “grandi satana” della storia dell’Europa Cristiana: da Averroè allo stupor mondi Federico II, passando per il caro Old Nick Machiavelli e il povero Spinoza, espulso dalla comunità ebraica di Amsterdam. Anche la storia della pubblicazione del trattato è abbastanza interessante: nei primi anni del Settecento un soldataccio che aveva partecipato al saccheggio di Monaco tentò di piazzare a dei librai di Amsterdam dei manoscritti trafugati dalla biblioteca personale dell’elettore di Sassonia; i librai si accorsero del particolare contenuto dei trattati e, più che acquistare materiale eretico, se lo fecero solo prestare per ricopiare il contenuto in pochi giorni. Non si conosce l’autore, ma il trattato è datato tra la fine del diciassettesimo secolo e l’inizio del diciottesimo secolo principalmente per il lessico presente e per un indiretto rimando a Cartesio. Un falso d’autore o un Codice da Vinci ante litteram che fu commentato e citato dai principali filosofi e letterati del tempo.

Deus Ex — Tracer Tong

In quel lontano 2000 questo finale faceva abbastanza sorridere : distruggiamo internet e di conseguenza stacchiamo la corrente elettrica… Ma, riflettendoci oggi…

Il finale di Tong è quello forse più trash nella narrazione soprattutto nella versione per PlayStation 2: distruggiamo internet e spegniamo la Terra mentre Tong urla “Find me JC, find me…

La frase di questo finale è questa:

«Yesterday we obeyed kings and bent our necks before emperors. But today we kneel only to truth…»

«Ieri eravamo sottoposti ai re e chinavamo il capo dinanzi agli imperatori. Da ora in oggi, obbediremo soltanto alla verità…»

Frase tratta dalla poesia Figli di Dio e discendenti delle scimmie di Kahil Gibran, poeta libanese della fine dell’Ottocento. Particolarità di questa frase e di questo finale è la traduzione italiana, dato che è stata fatta direttamente dall’inglese e non dall’originale in arabo. Ecco due versioni tratte da due traduzioni in italiano della poesia di Gibran:

«Ieri eravamo soliti obbedire ai sovrani e inchinarci di fronte ai sultani, oggi, invece, ci prostriamo solo alla verità…»

Traduzione di Valentina Colombo per edizione Feltrinelli

«Ieri ci inchinavamo di fronte ai re e piegavamo la testa al cospetto dei sultani, oggi riveriamo soltanto la Giustizia…»

Traduzione tratta da edizione Newton & Compton delle opere di Gibran curata da Tommaso Pisanti

Deus ex — Illuminati

I filmati presenti sulla versione Playstation 2 fanno la loro piccola porca figura. (Un po’ trash nel finale di Tong).

Il finale di Everett e degli Illuminati è forse quello più negativo da un certo punto di vista: non si diventa internet, non si distrugge internet, semplicemente si sottomette internet per il vantaggio di coloro che controllano il mondo dall’alba dei tempi. Le ultime battute tra Everett e JC dimostrano che il primo sotto sotto non è tanto diverso da Bob Page. La frase scelta per questo finale è sicuramente la più conosciuta tra queste sette frasi, perché è la frase iconica pronunciata da Satana in Paradise Lost, il poema epico sulla cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso scritto dall’inglese John Milton nel 1667.

«Better to reign in Hell, than to serve in Heaven»

«Meglio regnare all’inferno che servire in paradiso»

Deus Ex: Invisible War — Templari

It’s XCOM baby… No?

«He that wandereth out of the way of understanding shall remain in the congregation of the dead»

«Colui che ha vagato al di fuori delle strade della comprensione resterà nella congrega della morte.»

Il finale dei Templari è riassumibile nel classicismo “technology bad, Middle Ages bad, Catholic Chruch bad. There were many catholic military orders, but we only know the Templars”. La fortuna nera degli ordini monastico-cavallereschi nel mondo protestante, giudicati come un massa di violenti e di ipocriti al servizio del pontefice. La frase scelta per questo finale è tratta dal Il Pellegrinaggio del cristiano del predicatore battista inglese del diciassettesimo secolo John Bunyan, la più fortunata opera religiosa del mondo protestante. Due piccole curiosità letterarie: la Eidos fa un piccolo errore, la frase utilizzata da Bunyan è una citazione dei Proverbi (21, 16), uno dei libri dell’Antico Testamento; il Pellegrinaggio del cristiano è un viaggio verso la Città Celeste. Frase scelta per un implicito rimando alla scena iniziale del primo Deus Ex?

Deus Ex: Invisible War — Omar

John Connor is dead!

Il finale degli Omar è quello più radicale: un proiettile nella testa dei leader delle tre fazioni, anarchia, terza guerra mondiale e questi soldati cyborg unici sopravvissuti in una landa desolata e desertica, pronti a colonizzare lo spazio profondo. La frase scelta è tratto dal trentanovesimo dei Saggi di Montaigne, uno dei principali autori del sedicesimo secolo. Una riflessione sulla solitudine e sul suo rapporto con ambizione e virtù, citazione ben adatta al finale degli uomini cyborg in maschera.

«Let us reply to ambition that it is she herself that gives us a taste for solitude.»

«Lasciate che replichiamo all’ambizione: è essa stessa che ci fa apprezzare la solitudine.»

Deus Ex: Invisible War — Illuminati

Ritorniamo agli Illuminati, il finale di Deus Ex 2 è abbastanza simile a quello del primo capitolo: la consapevolezza di un’umanità condannata all’autodistruzione e al conflitto perpetuo, la quale ha bisogno di un amorevole Grande Fratello che la controlli. Questo Grande Fratello è fondato non più sul controllo di Internet, ma addirittura su una gigantesca stazione spaziale che orbita intorno alla Terra. Stazione chiamata Ofelia, sottile rimando all’Amleto di Shakespeare. La frase finale è piuttosto interessante, perché è citato un passo di Sorvegliare e Punire (Surveiller et punir) del filosofo francese Micheal Foucault, precisamente dalle prime pagine dedicate all’analisi del panottico, il particolare progetto di prigione sviluppato dal filosofo ed economista Jeremy Bentham, dove un unico sorvegliante può controllare tutti i carcerati senza che questi ultimi sappiano di essere controllati. Brevemente e superficialmente, Foucault considera il panottico l’immagine dell’espressione del potere nella società contemporanea.

«The formation of knowledge and the increase of power regularly reinforce on another»

«La creazione della conoscenza e l’aumento del potere si danno forza a vicenda»

Se avete visto il video del finale potete notare quel Discipline and Punish tradotto letteralmente in Disciplina e Punizione e non in Sorvegliare e Punire.

Deus Ex: Invisible War — Denton-Helios

Il finale Denton è quello dedicato al transumanesimo: naniti per tutti, mente collettiva, Helios — Denton governatore benevolo, l’umanità evoluta in una mente collettiva pronta a viaggiare per le stelle e in conclusione citazione da uno dei padri del liberalismo classico: l’economista inglese John Stuart Mill, precisamente dal suo Saggio sulla libertà.

«It really is of importance, not only what men do, but also what manner of men they are that do it. Among the works of man […], the first importance surely is man himself.»

«È invero molto importante non solo ciò che gli uomini fanno, ma anche il metodo che scelgono per farlo. Fra le opere dell’uomo […], la prima per importanza è indubbiamente l’uomo stesso.»

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