Qual è il colmo per un’ape? Scrivere un articolo pungente!
Vi ha fatto sorridere? Se sì, smettete di leggere e andate a giocare Yooka-Laylee and the Impossible Lair: ve lo meritate. Potrebbe perfino piacervi.
Già, Playtonic Games, nonostante i grossi cambiamenti rispetto al precedente platform della coppia camaleonte-pipistrello, ha deciso di continuare a proporre personaggi con uno spiccato senso dell’umorismo… di qualità a dir poco agghiacciante. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Praticamente ogni dialogo, fin dall’introduzione, è una collezione di battutine poco divertenti, la mia reazione era abitualmente una smorfia di disgusto e la domanda “perché?” E la cosa assurda è che a me le freddure di basso livello piacciono! Questo ovviamente non ha giovato alla caratterizzazione dei vari personaggi, a cui è davvero difficile affezionarsi; anzi, in gran parte dei casi avrei tanto voluto strozzarli.

La loro mancanza di fascino è dovuta anche a una direzione artistica che non fa impazzire, oscillante tra qualche buona proposta e tante altre pacchiane, anonime o senza un chiaro collegamento col resto dell’ambientazione. Pure l’estetica dei livelli non è particolarmente riuscita, offrendo un colpo d’occhio poco memorabile. Il contrasto non efficace tra sfondo e piattaforme e la ripetitività di certi elementi portano a una piattezza e monotonia non proprio accattivanti.

Dovrebbero venire in aiuto i tonici, opzionali da scovare che alterano le proprietà del livello, trasformandolo nella sua versione vintage a 8 bit, in un film in bianco e nero, in una lampeggiante discoteca, ecc. L’utente ha quindi nelle sue mani uno strumento per dare varietà e carattere al mondo di gioco… ma purtroppo anche questa trovata è fallimentare. Le modifiche sono semplici filtri video applicati senza grandi accorgimenti, il cui effetto principale è rendere tutto dannatamente confuso e poco godibile.
I tonici in generale sono doppiamente deludenti se pensiamo che vengono presentati come opzioni per cambiare in modo consistente il giocato, ma in realtà delle decine disponibili si contano sulle dita di una mano quelli che effettivamente hanno impatto sul gameplay, facilitandolo o complicandolo per ottenere rispettivamente una riduzione o un aumento delle ricompense. Tutti gli altri sono ammennicoli estetici di dubbia fruibilità, come descritto sopra.

L’idea di trasformare il vostro schermo in un CRT vecchia scuola ha una chiara fonte d’ispirazione, ovvero l’ultimo mondo del decisamente più competente Rayman Legends, che però applica il tutto in modo ben più studiato ed elegante, ma soprattutto su vecchi livelli che in quel momento già conosciamo bene, rendendo la mancanza di chiarezza una sfida sensata e stimolante.
Ricalcare elementi di altri platform di successo senza ottenere una resa paragonabile è qualcosa che Yooka-Laylee fa fin troppo spesso. Ci sono sequenze di piume da raccogliere in fretta, come i Lum di Rayman. Ci sono le liane, le corde semoventi e i barili-cannone come in Donkey Kong Country. Yooka può raccogliere oggetti con la lingua e lanciarli, e quando danneggiato deve rincorrere un spaventato Laylee svolazzante, richiamando alla mente Yoshi e baby Mario. Addirittura, l’effetto audio alla scoperta di un segreto è spudoratamente identico a quello che possiamo sentire, di nuovo, in Rayman Legends.
Questo è un problema? Di per sé no, prendere come punto di riferimento ottimi giochi non è certo sbagliato. Va però fatto con criterio, comprendendo perché certe cose funzionano bene e adattandole di conseguenza al proprio contesto. Playtonic sembra mancante in questa seconda fase, infarcendo il suo platform di meccaniche familiari ma non riproponendo la stessa cura e coesione. Soprattutto, manca una forte visione d’insieme. Yooka-Laylee tenta di essere un po’ di tutto, senza riuscire a essere nulla. Concentrarsi sulla sfida come Donkey Kong? Una tranquilla navigazione tra bei scenari come Yoshi? Una folle corsa come l’ultimo Rayman o Sonic? A seconda del momento sembra voglia tendere verso uno o l’altro, lasciando insoddisfatti in ogni caso e senza riuscire a costruire una propria personalità.
Qualche elemento originale però Yooka-Laylee lo ha, anche se purtroppo si unisce alla lista delle cose che non funzionano granché.

Dalla mappa del mondo, i livelli possono essere modificati, ad esempio allagandoli, appiccando un incendio o sommergendoli di nemici. Andranno quindi riaffrontati in questa configurazione alternativa, rendendoli qualcosa di nuovo… ma non abbastanza.

Ce ne sono parecchie di queste rivisitazioni, ma quasi sempre le modifiche non sono sufficientemente incisive e interessanti da giustificare il riciclo di gran parte del quadro. Ripercorrere le stesse aree non riesce nemmeno a creare momenti in cui vi dite “oh, non posso raggiungere quella piattaforma, però forse se alzo il livello dell’acqua e ci torno dopo…”, che sarebbe stato un ottimo modo di sfruttare la caratteristica (questo è suggerito inizialmente dal gioco stesso ma poi mai applicato con efficacia).
Altro tratto distintivo è l’Impossible Lair che dà il nome al gioco. Si tratta della sfida finale, un lunghissimo e complesso livello la cui particolarità è essere affrontabile fin da subito: potete provarci, ma con ogni probabilità fallirete. Il percorso standard infatti prevede prima di raccogliere le api imprigionate dal cattivone negli altri livelli, ognuna delle quali vi farà da scudo, proteggendovi da un danno e aumentando così le vostre chance di completare il Lair. Un’idea che sulla carta mi piace molto, perché lascia libero il giocatore di modulare da sé la difficoltà e innesca lo spirito competitivo per vedere quanto presto si è in grado di arrivare al traguardo.
Va però incontro a problemi intrinsechi e d’implementazione. Playtonic ha tarato il tutto per renderlo tosto anche a chi ha già completato il resto del gioco, arrivando a ottenere più di quaranta “punti vita”. Per farci bruciare tutti questi hp il Lair non risparmia ostacoli fin troppo frustranti e gratuiti, che fanno perdere il piacere del platforming e rendono la libertà di affrontarlo in anticipo una tortura o una prova adatta solo a esperti speedrunner. Inoltre il livello è davvero lungo (venti minuti nel video del link, ben di più per un comune mortale), senza checkpoint, e si apre con una lenta e noiosa boss fight. Potete immaginare quanto diventi pesante ogni fallimento. Il grado di difficoltà elevato va inoltre in contrasto con quanto visto nelle ore precedenti, ben più rilassate, e rende palesi le imperfezioni di meccaniche e controlli, su cui prima si poteva chiudere un occhio. Fossimo di fronte una sfida del tutto opzionale mi lamenterei meno, ma qui parliamo del finale standard. Penso sarebbe stato meglio spezzarlo in diverse parti più piccole, con i livelli di ogni mondo in grado di contribuire a ridurre esclusivamente la difficoltà della fase corrispondente, così da limitare l’escalation di punti vita e dividere i tentativi in sessioni più snelle.

Ma qualcosa che funziona, ‘sto gioco ce l’ha? Beh, sì.
La mappa del mondo è una sorta di grande mini-gioco, con la sua esplorazione, la ricerca di segreti, lo sblocco di vie attraverso piccoli puzzle e chiavi da scovare. Si alterna veramente bene ai livelli classici e con una gradevole qualità, con la sua navigazione che ricorda quasi uno Zelda molto light. Pad alla mano, anche alcuni dei quadri 2.5D non sono poi così terribili, seppur insipidi possono comunque intrattenere se non avete grandi pretese.
Queste cose ai miei occhi salvano il titolo dall’insufficienza, pur senza elevarlo a qualcosa di memorabile. Se siete voraci giocatori di platform, avete esaurito il backlog e siete disposti a chiudere un occhio e mezzo sui difetti, potrebbe essere un buon modo per bruciare qualche ora. Ma se non sopportate prodotti poco rifiniti e problematici o non vi siete goduti le sue magnifiche fonti d’ispirazione, lasciate stare Yooka-Laylee and the Impossible Lair.
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