Alpha Protocol: è l’ora di un sequel spirituale

Il 25 ottobre verrà pubblicato The Outer Worlds (che aspetto con ansia) e inizierà una nuova fase per Obsidian Entertainment: dopo oltre 15 anni di indipendenza, la software house californiana è diventata ufficialmente parte degli Xbox Game Studios e, d’ora in poi, tutti i suoi giochi saranno esclusive Microsoft. A cosa si dedicheranno nei prossimi anni? Oggi è forse prematuro fare ipotesi, ma sperare è gratis. E io spero che i ragazzi di Santa Ana si immergano di nuovo nel mondo dello spionaggio internazionale, come fatto una decina di anni fa in Alpha Protocol.

Alpha Protocol, pubblicato da Sega nel lontano 2010, è, insieme a Knights of the Old Republic 2, uno dei titoli con cui ho un rapporto più “conflittuale”. Questo perché entrambi i giochi vivono di alti e bassi a dir poco estremi, intuizioni geniali che si affiancano a difetti che non si dovrebbero vedere neanche nei giochi regalati con i cereali.

Alpha Protocol, un'immagine dal gioco
Una scena per niente inquietante.

A livello tecnico, Alpha Protocol è un disastro: bug a non finire, grafica arretrata, abilità completamente sbilanciate, intelligenza artificiale non pervenuta, level design inesistente. Eppure, in mezzo a tutte queste mancanze, c’è qualcosa di unico. Il gioco di Obsidian nasce nel periodo di massimo splendore della saga di Mass Effect, da cui prende in prestito molti elementi, sistema di dialogo in primis, migliorandoli e applicandoli in un contesto completamente diverso. Proprio i dialoghi, le relazioni coi personaggi e il modo in cui le scelte del giocatore influenzano l’andamento della storia sono il fiore all’occhiello di questa produzione. È proprio da qui che si dovrebbe partire per dare un seguito spirituale ad Alpha Protocol. Dico spirituale perché pare che i diritti del gioco siano ancora nelle mani di Sega.

Oggi Obsidian è uno sviluppatore diverso, che si trova in una situazione diversa. Sotto l’ombrello di Microsoft, i problemi legati al budget e alle tempistiche di sviluppo che hanno tarpato le ali di Alpha Protocol verranno molto probabilmente meno. In più, gli Xbox Game Studios hanno a disposizione molte software house che potrebbero aiutare nello sviluppo, in particolare per quanto riguarda il gameplay e l’aspetto tecnico, ambiti in cui Obsidian ha spesso mostrato dei limiti, soprattutto quando ha provato a lavorare in ambito prettamente tripla A.

Alpha Protocol e le scazzottate
In Alpha Protocol è inutile provare l’approccio stealth, tanto la finirete sempre così.

Come mi immagino questa produzione? Beh, prima di tutto niente open world, niente punti interrogativi da controllare, niente fetch quest, niente velleità da game as a service. Quello che vorrei è un action rpg in terza persona diviso in mappe, ognuna delle quali con una netta impostazione sandbox, magari da affiancare a uno o più hub. Laddove l’originale era un continuo susseguirsi di corridoi con deviazioni quasi nulle, in questo caso l’ispirazione dovrebbe arrivare da titoli come Deus Ex, Dishonored e Hitman.

Le possibilità sarebbero pressoché infinite, ogni problema potrebbe essere risolto in tantissimi modi, dalle sparatorie (e qui The Coalition potrebbe dare una mano) all’infiltrazione, all’hacking, fino ad arrivare, ovviamente, al dialogo e, perché no, alle doti seduttive del nostro o della nostra protagonista, chiaramente da personalizzare nel dettaglio anche dal punto di vista estetico. Del resto in un gioco che deriva direttamente da Mass Effect e che si ispira a James Bond sarebbe quasi un insulto non inserire un po’ di “sane” relazioni amorose. Per quanto riguarda i dialoghi, sarebbe un’ottima idea limitare l’odioso timer di Alpha Protocol alle situazioni di effettiva urgenza, un po’ come succede in The Witcher. Niente più ansia quando ci chiedono che ore sono.

La barra di scelta in Alpha Protocol
Quella barra che scorre me la sogno ancora di notte.

Non solo, il modo in cui ci approcciamo alle missioni influenzerebbe lo svolgimento della trama e le relazioni con le varie fazioni e i vari personaggi, dando o meno accesso a ulteriori missioni e aree di gioco oppure semplificandoci (o complicandoci) la vita nei successivi incarichi. La narrativa stessa potrebbe arricchirsi del contributo di personaggi mica da poco, come Brian Fango e Tim Schafer, mentre lo sviluppo del gameplay potrebbe essere un buon modo per iniziare a rodare The Initiative, il nuovo dream team di Microsoft.

Pensate poi al lavoro eccezionale fatto da Ninja Theory su Hellblade con l’Unreal Engine 4. I giochi Obsidian non hanno mai avuto una grafica spaccamascella e anche in questo caso un aiuto esterno potrebbe essere estremamente utile. Mi vengono i capogiri se penso alla possibilità di vedere la recitazione digitale di Senua applicata al(la) protagonista di un gioco di ruolo. Il coinvolgimento salirebbe alle stelle. L’Unreal Engine è una specialità pure di The Coalition, per cui non sarebbe ancora più spettacolare vedere dei personaggi dettagliatissimi e animati alla perfezione immersi in ambientazioni belle come quelle di Gears 5?

Senua, da Hellblade
Pensate a un gioco di Obsidian con un comparto tecnico come questo.

Perché tutto ciò funzioni non serve un gioco infinito, anche una ventina di ore sarebbero più che sufficienti. Un tempo di gioco destinato ad aumentare a dismisura, perché il giocatore sarebbe stimolato e provare abilità e approcci diversi, a fare scelte diverse. In un gioco di questo tipo una singola mappa aperta di enormi dimensioni sarebbe sconsigliabile, se non proprio dannosa. Del resto il bello delle storie di spionaggio sono anche i viaggi tra località esotiche diverse.

Sarebbe insomma uno sforzo comune, che richiederebbe un elevato grado di coordinazione, un buon budget e delle tempistiche non troppo brevi. Ma Microsoft sembra voler fare le cose in grande per la prossima generazione, quindi un investimento di questo tipo non sarebbe troppo fantascientifico.

Sogno troppo in grande? Forse sì.

Però sperare è gratis.

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  • Fabrizio "Bix" Salis

    Polemico per natura, amante della fantascienza, della tecnologia e dei videogiochi. Gli piace tutto e non gli piace niente.

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